Luigi De Magistris: “Definire i dem di Sinistra è da querela”

C'è anche l'ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nella coalizione che si propone a sinistra del Pd e che aspetta il Movimento 5 Stelle.

Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli per due mandati, è pronto alla corsa per le prossime elezioni politiche. C’è anche lui nella coalizione che si propone a sinistra del Pd e che aspetta il Movimento 5 Stelle.

De Magistris, la rivediamo sulla ribalta nazionale. Che ha fatto finora?
“In questi mesi oltre ad aver scritto 2 libri (uno su Napoli e uno sul sistema criminale) ho lavorato per una cosa che avevo sempre trascurato: l’organizzazione politica. La costruzione di un laboratorio in cui si potesse costruire un’alternativa al liberismo e al draghismo per tenere insieme un fronte ambientalista, pacifista che si rivolga ai delusi e agli astenuti. Il 9 luglio con un’assemblea partecipata da molti giovani a Roma ci eravamo dati un programma ma la situazione è precipitata e ci impone di farci trovare pronti. Siamo gli unici che possiamo rappresentare un’alternativa. Siamo pronti”.

Il nome sarà “Unione popolare”?
“Lo definiamo il 28 luglio, ma mi sento di dire che sarà questo”.

E chi siete?
“I fondatori sono De.ma., Manifesta, Rifondazione e Potere al popolo. Ma fin dall’inizio ci siamo detti che non è la sommatoria dei simboli, né la riproposizione di altre esperienza già sconfitte. Partiamo noi per aprire soprattutto a storie credibili. In 20 giorni dobbiamo fare le liste e punteremo a storie credibili di persone che sono state contro le mafie, contro la corruzione, per la solidarietà, che hanno lottato per il lavoro. Ci saranno amministratori locali, associazioni, movimenti, intellettuali. Deve essere un’operazione che coinvolge chi non si sente rappresentato”.

Che ne pensa del Pd e del suo “campo largo”?
“Letta ha detto che il campo largo è finito. Era stato presentato come laboratorio progressista e invece ha già fallito. Soprattutto con la guerra il Pd ha dimostrato che di sinistra non ha nulla, è un partito di centro, il primo azionista governo Draghi. Un partito bellicista che lavora a un grande centro che tenga insieme Di Maio, Calenda, Mastella, Gelmini, Brunetta. Cercherà di mantenere qualche gamba per fingersi di sinistra ma non so se ci riuscirà. Sarà un’operazione che drenerà a destra. Ormai siamo al partito che tutela le élite, i ceti oligopolistici, la distruzione del pubblico. È da querela dire che il Partito democratico sia di sinistra”.

Ma con il Pd ci sono Sinistra Italiana e Verdi…
“Un’apparente gambetta che serve più a dare uno scranno ai leader, non mi pare più di questo. Se va in porto Unione Popolare e riusciamo a ragione con il M5S delle origini su un’agenda ambientale e sociale allora non so come possano giustificare Sinistra Italiana e i Verdi di stare con Calenda che vuole nucleare e inceneritori”.

Avete contatti con il M5S? Con Conte? Con Di Battista?
“Contatti con Conte per ora no. Ma quello che registro è un vento: esiste una spinta di molti mondi che guardiamo reciprocamente con attenzione che vorrebbero questa operazione. È un’operazione giustificata da un’emergenza elettorale che ha il suo dato fondante nella rottura di Conte con il Pd. Se attorno a 10 punti irrinunciabili troviamo un accordo significherà che ci saranno 3 campi: centro, destra, e il nostro dei non allineati. Diventa un campo radicale progressista e per la Costituzione. Tutti e 3 si contenderanno la vittoria”.

Vi diranno che fate vincere Meloni. Come rispondete?
“Questa storia è finita, perché nel nostro Paese non è solo Meloni il problema. Le peggiori riforme vicine a un pensiero di destra le ha fatte il centrosinistra, soprattutto il Pd. Bisogna sconfiggere il cuore del liberismo, della mercificazione dei beni comuni, la distruzione dell’ossatura democratica. Sono nostri avversari Meloni e Pd. Ecco perché questo polo spiegato bene può ambire a vincere”.

I vostri punti programmatici?
“Sì al salario minnon imo e a un equilibrio di salari e pensioni. Sì al Reddito di cittadinanza che va rivisto e reso più funzionale con le politiche attive del lavoro perché non sia alibi per le stagnazioni. Stop all’invio delle armi. Recupero di una politica estera autonoma pur nella cornice europea. Piano effettivo riconversione ecologica: invertire completamente le politiche ambientali e industriali del nostro Paese, possiamo creare moltissimi posti di lavoro. Intervento forte sul fisco per riequilibrare le disuguaglianze colpendo i super ricchi. Attenzione a partite iva e piccole e medie imprese, con sostegni importanti e con semplificazione burocratica e amministrativa. Invertire la rotta sui beni comuni mi sta molto a cuore: evono tornare in mano pubblica energia, acqua, mare, beni primari, beni strategici. Lotta alla corruzione e alle mafie che saranno determinanti con il flusso di soldi che passeranno in questi anni”.

Non si rischia di avere una campagna elettorale troppo compressa?
“Assolutamente, dovremmo farla diversamente da come ci piace. Nel poco tempo proveremo a arrivare ovunque ma sarà una campagna molto di comunicazione e di credibilità. Bisogna ritrovare la fiducia. L’appello è di non affidare la cura a chi ci ha portato fin qui. Questi non sono più credibili. Dobbiamo mettere sul campo le nostre storie, senza cedere al compromesso morale. Gli italiani sanno quanto la politica ha deluso. Noi dobbiamo dare l’alternativa”.

Avete un candidato premier in mente?
“Con questa legge elettorale si deve indicare un capo coalizione. Decideremo il 28. Dobbiamo vedere se il campo rimarrà questo o arriverà il M5S”.