Orbàn aveva detto che aprire l’Ue all’Ucraina era “profondamente sbagliato”, ma alla fine ha dato il consenso. Non capisco che gioco faccia.
Gualtiero Molini
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Gentile lettore, il gioco mi sembra fin troppo evidente. È lo steso di Erdogan nella Nato: punta i piedi, fa i capricci e alla fine monetizza. Il “finto” assenso di Orbàn ci costa 10,5 miliardi di euro, quelli che l’Ue non aveva erogato a Budapest a causa delle sue leggi “illiberali” e che invece ora ha sbloccato. L’assenso di Orbàn, ripeto, è farlocco, perché lo statuto Ue prevede l’unanimità dei Paesi, non l’unanimità dei presenti, altrimenti si potrebbe votare anche quando un premier si assenta per andare alla toilette. Eppure, uscito l’ungherese dalla sala, gli altri 25 hanno votato e fatto finta che fosse l’unanimità. Roba da vu’ cumprà. Orbàn in futuro potrà dire che la votazione era invalida e potrà chiedere altri soldi. Inoltre quello di Kiev è solo l’inizio di un lungo iter e Orbàn avrà molte altre occasioni per intralciare. Il punto però è un altro. La forzatura dell’Ue a favore dell’Ucraina (e anche della Moldavia, ultimo clown del circo Europa) ha molti risvolti geopolitici. È uno sgarbo ai 9 Paesi in attesa da anni (Serbia, Albania, ecc.); è l’ennesimo atto di servitù verso gli Usa; ed è una provocazione alla Russia. In prospettiva significa che l’Ue esclude il riavvicinamento a Mosca e pianifica una guerra fredda per i prossimi decenni. Infine un ultimo aspetto: vent’anni fa, quando su ordine americano fece entrare i paesi esteuropei, l’Ue si scavò la fossa. Oggi ha definitivamente inchiodato il coperchio della propria bara.