Premessa: Lucia Borgonzoni è una senatrice (leghista) e sottosegretaria alla Cultura. Tweet 1, ore 22.40 di lunedì 22 marzo: “Bravissimo generale Figliuolo! Questo è il governo Draghi! Se c’erano ancora Conte e Arcuri oggi come eravamo conciati?”. Turbata e confusa la sottosegretaria ci ripensa e ne ammolla un’altra. Tweet 2, ore 23.12 di lunedì 22 marzo: “Bravissimo generale Figliuolo! Questo è il governo Draghi! Se c’erano ancora Conte e Arcuri oggi come saremmo conciati?”.
Borgonzoni, la sgrammatica italiana alla Cultura
Grande orrore e grande raccapriccio. La Borgonzoni nel primo cinguettio utilizza l’imperfetto indicativo, “c’erano” al posto del trapassato congiuntivo “ci fossero stati”. Poi, sempre nel primo Tweet, c’è un’altra inguardabile mostruosità: “Eravamo conciati” un imperfetto indicativo passivo poi trasformato nel secondo Tweet in “saremmo conciati”, cioè un presente condizionale passivo retto però sempre (è una tenace) dall’inguardabile “c’erano”.
Il tutto invece di: “Se ci fossero stati ancora Conte e Arcuri oggi come saremmo stati conciati?”, cioè un condizionale passato nell’apodosi con la protasi al trapassato congiuntivo. Insomma, la toppa della senatrice leghista, che fa strage impietosa della lingua italiana massacrando la grammatica, è peggio del buco. Questo è il livello. La cosa sarebbe gravissima di per sé se non fosse che, la distruttrice della lingua italiana, è addirittura sottosegretaria di Stato alla Cultura! E pensare che la Borgonzoni affermava tempo fa, fiera di sé e spavalda come un bravo di Don Rodrigo: “Non leggo un libro da tre anni.” Brava. I risultati si vedono proprio tutti.
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La sottosegretaria della Lega sbaglia il congiuntivo, poi arriva la toppa peggio del buco
Naturalmente, come sempre avviene in Italia, appena preso nota della sua scarsa attitudine alla cultura, il suo capo, cioè Matteo Salvini, si è affrettato a metterla proprio alla Cultura, con i risultati che possiamo ora tutti ammirare. E pensare che la famiglia Borgonzoni un po’ di cultura la mastica visto che il padre Gianbattista è un architetto e il nonno Aldo un pittore. Non letterati d’accordo, ma sempre contigui alla “scienza del bello scrivere”.
La Borgonzoni, come Salvini, ha frequentato da giovane i centri sociali di Bologna poi si innamorò della Lega e dei giovani padani che guidò pure. Laurea in arti figurative pare ortogonale alla grammatica. E il ministro Franceschini? Batta un colpo per dignità della politica, ma soprattutto per la lingua di Dante Alighieri.