La Brexit potrebbe segnare la fine di un mito: i viaggi low cost. Sì, proprio quelli che hanno fatto, insieme all’Erasmus, l’Europa più di qualsiasi istituzione. Il motivo è pratico: le trattative sulle aperture dei cieli sono tutte da rifare. E la Ryanair ha già fatto sapere, attraverso il Ceo Michael O’Leary: “Siamo pronti a diminuire gli investimenti. E saremo costretti ad aumentare le tariffe”. Certo resta da verificare l’evoluzione degli eventi: il grado di incertezza, sotto molti aspetti, è elevatissimo. Ma le parole possono pesare su una rotta, quella per Londra, praticata in Italia grazia ai prezzi convenienti. Quindi la capitale dell’Inghilterra, tra i problemi prospettati, rischia di diventare meno appetibile anche per i turisti.
Da Easy Jet, altro storico vettore low cost, è arrivato un messaggio diverso. “Rimaniamo convinti della solidità del modello di business di easyJet e della nostra capacità di proseguire con l’attuale strategia di successo e di garantire ritorni”, ha detto l’amministratrice delegata Carolyn McCall. “Abbiamo scritto oggi stesso al governo britannico e alla Commissione Europea chiedendo loro di porsi come priorità la permanenza del Regno Unito nel Mercato unico europeo dell’aviazione, data l’importanza per i consumatori e per gli interscambi commerciali”, ha concluso McCall. Insomma, la buona volontà c’è.
Per British Airways la grana sarà anche peggiore. L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue porterà alla decadenza dello “spazio unico europeo”. Dunque le compagnie britanniche saranno costrette a rifare gli accordi con l’Europa, accettando le normative dell’Ue. Senza avere molta voce in capitolo sui diritti.