“Hai visto quanti ex parlamentari ci sono oggi alla Camera?”. Ieri dopo pranzo, nei classici capannelli che si formano nel Transatlantico di Montecitorio, qualcuno faceva notare il particolare: la presenza di molti ex eletti che gironzolavano tra la buvette e il lungo corridoio antistante l’Aula. Si discuteva di vitalizi, e quindi il motivo era chiaro. Dopo anni di batti e ribatti, infatti, la proposta di legge Richetti è arrivata al giro di boa. O almeno per quanto riguarda la Camera. Salvo clamorosi colpi di scena, la pdl che porta la firma del neo responsabile della comunicazione del Pd, Matteo Richetti appunto, che trova d’accordo pure da M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana sarà approvata entro le 14 di oggi per poi passare al Senato. Dove rischia di finire su un binario morto, complice la miriade di provvedimenti in coda ma soprattutto la contrarietà di alcuni partiti. A cominciare da Forza Italia, il cui ruolo a Palazzo Madama è diventato strategico.
Mal di pancia – Per il partito di Silvio Berlusconi, salvo rare eccezioni (Carfagna, De Girolamo, Calabria e Gelmini), si tratta di una legge “incostituzionale” a causa della retroattività. Tanto che FI ha presentato una pregiudiziale di incostituzionalità così come Alternativa popolare: entrambe sono state però respinte. Ma anche dentro al Pd le voci critiche non mancano. Prima dell’inizio della seduta i deputati dem si sono riuniti per decidere la linea. Qualcuno dei presenti ha parlato di un “clima teso” e di diversi esponenti – fra i quali l’ex ministro Cesare Damiano, Michele Bordo, Anna Giacobbe e Marialuisa Gnecchi – che hanno criticato soprattutto il fatto di aver prestato il fianco alle posizioni oltranziste dei 5 Stelle (ieri Grillo era in tribuna). Non solo. Ieri il Fatto Quotidiano ha riportato le parole di Maino Marchi (Pd), relatore del provvedimento, per il quale la “Richetti” sarebbe “il grimaldello” per aprire la strada “a una vera e propria macelleria sociale” ai danni di tutti i lavoratori “con il dimezzamento dei trattamenti pensionistici calcolati con il metodo retributivo”. Insomma, le polemiche non mancano.
Barricaderos – Ma cosa prevede la legge? Il ricalcolo col contributivo degli assegni incassati mensilmente da ex parlamentari e consiglieri regionali, in sostanza. Ma non solo. Dalla prossima legislatura, infatti, gli stessi assegni non arriveranno al compimento dei 65 anni (come prevedono le attuali regole) ma più in avanti, in linea con i paletti della riforma Fornero. A differenza di quanto previsto in commissione, poi, l’erogazione dei vitalizi stessi resterà in capo a Camera e Senato e non passerà dunque all’Inps, come inizialmente previsto. Peccato, ha fatto sapere il presidente dell’Istituto, Tito Boeri, che “non ci abbiano sentito. Data l’esiguità del numero di trattamenti che dovrebbero far parte di questa gestione, l’Inps potrebbe assicurarne la gestione ad un prezzo anche simbolico, tipo un centesimo per vitalizio”. Inutile dire che gli ex parlamentari sono già sul piede di guerra. Per il presidente dell’Associazione ex parlamentari,Antonello Falomi, “la Consulta boccerà la legge”. L’ex An Enzo Raisi alza il tiro: “Ho solo fatto male a fare politica e a non rubare – ha scritto su Facebook – . Grazie di cuore Italia vi meritate solo i ladri”.