Il grande giorno è arrivato. Al ministero delle Imprese e del Made in Italy oggi si deciderà il futuro di Stellantis nel nostro Paese. Le dimissioni dell’ad Carlos Tavares sono considerate da molti come un’opportunità per l’azienda dell’automotive di riallacciare i rapporti anche con i governi, a partire da quello italiano.
E il primo test è proprio l’incontro con il ministro Adolfo Urso e i sindacati. L’obiettivo è presentare un piano a lungo termine per la produzione in Italia. Stellantis potrebbe impegnarsi ad ampliare la produzione e a salvare i posti di lavoro nel nostro Paese, ma cosa chiederà in cambio e cosa sarà disposto ad accettare il governo?
Il confronto tra Stellantis e il governo
Probabilmente la richiesta sarà di avere maggiori sostegni, soprattutto nella transizione verso l’elettrico. Azienda e governo sembrano inviare qualche segnale di maggiore serenità nei rapporti rispetto al passato, ma è pur vero che Urso ha più volte rassicurato sugli impegni di Stellantis in Italia, che finora non hanno avuto conferme nei fatti.
Lo stesso ministro dovrà poi affrontare il nodo delle risorse, dopo il taglio da oltre 4 miliardi complessivi del fondo per l’automotive: Urso ha già assicurato che nel tavolo di oggi arriveranno notizie a riguardo, con nuovi stanziamenti che guarderanno più all’innovazione rispetto ai sussidi per l’acquisto.
Inevitabile poi un altro tema: la nuova regolamentazione sulle emissioni che entrerà in vigore nel 2025. Il rischio è di multe salate che Stellantis non ha intenzione di pagare, avendo già annunciato di volersi adeguare alle regole. Il messaggio era stato ribadito dal responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che insieme al presidente, John Elkann, sembra voler tracciare una netta inversione di rotta rispetto all’era Tavares.
Dalle parole ai fatti?
Almeno a parole. Perché poi a parlare devono essere i fatti, quelli che si attendono i sindacati. Come la Fiom-Cgil, che con il suo segretario nazionale, Samuele Lodi, spiega di attendersi dall’azienda garanzie sulla produzione, sui nuovi modelli e sull’occupazione. Non solo, perché Lodi spera anche che si riparta sul progetto della gigafactory di Termoli, che stenta a partire al contrario del progetto simile annunciato per la Spagna.
La richiesta della Fiom è di spostare il confronto a Palazzo Chigi, per affrontare una situazione ritenuta critica e che da tempo avrebbe dovuto interessare anche la presidente del Consiglio. Intanto ieri è stato avviato il confronto sul rinnovo della parte economica del contratto specifico di lavoro delle società CNH Industrial, Iveco, Ferrari e Stellantis. Un passo importante, certo, ma in questo momento la priorità è salvare i posti di lavoro di Stellantis, altrimenti il rinnovo del contratto serve a poco.