La Holding Edizione spa della famiglia Benetton “ottiene il premio Global advocate of the year 2023 da parte dell’Unca, associazione corrispondenti presso l’Onu, consegnato direttamente dal segretario Antonio Guterres, la motivazione trova radice negli oltre 3,5 miliardi di investimenti in sostenibilità. Non possiamo esimerci da alcune riflessioni”.
Incredibile riconoscimento per la sostenibilità alla Holding dei Benetton. Familiari indignati: scelta discutibile, non cancella i morti
Comincia così la nota di Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime ponte Morandi secondo la quale “non si può che restare perplessi rispetto alle brevi vie di purificazione. Infatti gli azionisti dopo avere letteralmente spremuto le autostrade italiane in concessione, che hanno all’attivo due tragedie come quella di Avellino e Genova, assumono ora il ruolo di filantropi premiati”. “Siamo terribilmente perplessi che le vie per il ritorno a candide vesti non passino per la verità e per la giustizia – scrive Possetti -. Dovremmo riflettere tutti sui percorsi che portano ai riconoscimenti. a volte per ottenerli le persone calpestano quello che incontrano, in questi casi immediatamente il valore di quanto ottenuto diventa così flebile che non si percepisce più. A noi non basta l’impegno in progetti di sostenibilità pur apprezzabili, crediamo che la risonanza di questa notizia strida come il rumore del cemento frantumato del Ponte Morandi sotto il peso degli utili stellari”.
Il crollo del ponte Morandi avvenne alle 11.36 del 14 agosto del 2018 provocando 43 vittime a bordo dei mezzi in transito e tra gli operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell’Amiu, l’azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti. Secondo la perizia presentata nell’incidente probatorio del processo sulle cause dell’evento, redatta dagli ingegneri e professori universitari Massimo Losa e Renzo Valentini dell’Università di Pisa e Giampaolo Rosati e Stefano Tubaro del Politecnico di Milano, la causa del crollo è stata la mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli. Nella pila 9 solo 4 trefoli su 464 (meno dell’1%) non erano corrosi; a ciò si aggiungeva anche il degrado sia degli stralli sia del calcestruzzo.
Il 7 luglio 2022 è cominciato presso il Tribunale di Genova il processo per il crollo, con 59 imputati tra ex vertici e tecnici di Autostrade per l’Italia (ai tempi controllata da una holding della famiglia Benetton, ora tornata società pubblica dopo 20 anni) e Spea (la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni), dirigenti ed ex dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e funzionari del Provveditorato. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso e omissione d’atti d’ufficio.
“Nessun premio, – scrive Possetti – nessun riconoscimento potrà cancellare quello che è stato. Sarebbe necessario molto di più, sarebbe necessario liberare definitivamente il vaso di Pandora che è stato aperto dalla tragedia del ponte Morandi, ma purtroppo questa via al momento sembra sbarrata. Il tempo verrà, noi e tante persone che hanno a cuore il bene, stiamo lavorando per ottenere quel piccolo “premio” nella nostra vita che si chiama giustizia, che non ci darà nuovamente le nostre famiglie, ma forse potrà salvarne altre”.
Ieri nel tribunale di Genova si è svolta l’ultima udienza dell’anno del processo in corso. Si riprenderà il 9 gennaio 2024 con tre udienze a settimana con l’obiettivo di concludere gli esami dei testi delle difese, circa 200 dopo lo stralcio di oltre 130 nomi da parte degli avvocati degli imputati, entro la fine di marzo. La speranza è che si possa arrivare ad avere una sentenza fra un anno, entro i primi mesi del 2025.