Gli scarti edili dei lavori di recupero dello scalo ferroviario di Milano-Porta Romana, dove sorgerà il villaggio olimpico per i Giochi 2026, erano destinati alla discarica di un’impresa riconducibile, secondo gli inquirenti, ad un affiliato alla ‘ndrangheta.
Lo scrive nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip di Milano Anna Calabi su richiesta della pm antimafia Silvia Bonardi. Il presunto affiliato alla locale di Volpiano, nel Torinese, e in passato “factotum” del boss del narcotraffico Pasqualino Marando, è Pietro Paolo Portolesi. Per la Dia e la Distrettuale antimafia di Milano guidata da Alessandra Dolci, Portolesi avrebbe operato nel settore edile, in particolare nella raccolta di materiale demolito o di scarto con diverse imprese.
Originario della Calabria e residente nel Milanese, è finito ai domiciliari con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e appropriazione indebita. Formalmente Portolesi risultava solo un autista di una delle aziende intestate, secondo gli inquirenti, ad alcuni prestanome, tra cui la figlia.
Il blitz ha portato anche al sequestro di 5,5 milioni di euro. Nel provvedimento di oltre 140 pagine il gip “segnala” la Legnano Ecoter, una delle quattro imprese riconducibili a Portolesi, “quale sito di conferimento delle macerie derivanti dai lavori oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico” per i Giochi invernali del 2026.