Udite, udite: la Lombardia non è più zona rossa. L’area più critica nella prima e seconda ondata di covid-19 ora è passata nella zona a rischio intermedio. Ma non è la sola. A tingersi di arancione, nella cartina dell’emergenza, da domenica 29 novembre saranno anche le regioni Piemonte e Calabria. L’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, prevede anche il passaggio di Sicilia e Liguria in zona gialla. Restano quindi in red zone Abruzzo, Campania e Valle d’Aosta, oltre a Toscana e Provincia di Bolzano, che dovrebbero essere “declassate” tra una settimana. Mentre rimangono arancioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Basilicata, Puglia e Umbria.
“Il comportamento serio dei lombardi tenuto in queste settimane ha consentito di poter ottenere oggi che la Lombardia entrasse nella zona arancione”, ha commentato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana (nella foto). “Però non bisogna abbassare la guardia – ha aggiunto – bisogna assolutamente tenere conto che siamo in una situazione in cui il virus c’è ed è ancora pericoloso”. I dati che arrivano dal report dell’istituto superiore della sanità (Iss) fotografano, infatti, una situazione in miglioramento: l’indice è in discesa a 1,08 nei giorni tra il quattro e il 17 novembre. Le misure adottate dall’esecutivo stanno dunque funzionando. Ancora segnali positivi arrivano dai dati delle ultime 24 ore: 28mila nuovi casi e ricoveri in calo per il quarto giorno consecutivo.
Nonostante il declassamento di alcune regioni nella cartina dell’emergenza “l’incidenza rimane ancora troppo elevata“, avverte l’Iss, sottolineando che dieci territori restano “a rischio alto”. Si tratta di Abruzzo, Calabria (non valutabile), Campania, Emilia, Friuli, Lombardia, Bolzano, Puglia, Sardegna e Toscana, mentre le rimanenti sono a rischio moderato, di cui sette con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Gli ospedalizzati calano, ma restano ancora 33.684 le persone ricoverate con sintomi e 3.782 i pazienti assistiti in terapia intensiva. Senza dimenticare che anche nell’ultimo giorno ci sono stati 827 morti. Si conferma quindi “la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile“, si legge nel report dell’Istituto.
“Per la prima volta da molte settimane”, scrivono gli esperti, “l’incidenza calcolata negli ultimi 14 giorni è diminuita a livello nazionale. Questi dati sono incoraggianti e segnalano l’impatto delle misure di mitigazione realizzate nelle ultime settimane”. Allo stesso tempo però, “questo andamento non deve portare a un rilassamento prematuro delle misure”, avverte l’istituto, “o a un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti“. Perché la situazione negli ospedali resta complessa su tutto il territorio. Nel frattempo, l’Alto Adige ha ribadito la decisione annunciata alcuni giorni fa: a partire da lunedì verrà ufficialmente revocato il lockdown totale introdotto a inizio novembre per frenare i contagi fuori controllo. La Provincia però resterà in zona rossa fino al 4 dicembre, poi l’obiettivo è il passaggio nella fascia arancione. Allo stesso modo anche la Toscana punta alla prossima settimana: “da venerdì 4 dicembre la Regione potrà rientrare in zona arancione”, annuncia Eugenio Giani. Osserva e intravede il tanto agognato via libera pure Stefano Bonaccini per la sua Emilia Romagna, ipotizzando, intanto per domani, la riapertura dei negozi, finora chiusi nei weekend con un’ordinanza regionale.