Lombardia, disastro case popolari. La denuncia del Pd: “32.536 case popolari sfitte”

Mentre migliaia di famiglie attendono un alloggio popolare, in regione sono oltre 32mila le case vuote, tra Aler e Comuni

Lombardia, disastro case popolari. La denuncia del Pd: “32.536 case popolari sfitte”

Ci sono decine di migliaia di case popolari vuote. E ci sono decine di migliaia di famiglie lombarde in attesa di una casa popolare. Ma case e famiglie sembrano proprio non doversi incontrare. Per colpa di Regione Lombardia.

È quanto si evince dell’accesso agli atti effettuato dal gruppo del Pd in Regione Lombardia, secondo il quale a oggi sono “32.536 gli alloggi di edilizia popolare vuoti in regione, comprensivi di Aler e quelli di proprietà comunale”. La cifra stratosferica è stata presentata oggi della consigliera Carmela Rozza e dal capogruppo Pierfrancesco Majorino.

Tuttavia la foto della situazione è resa meno certa dal fatto che i dati “sono solo relativi ai primi sei mesi del 2023 e non coprono tutti i Comuni della Regione, il che fa sì che le cifre siano approssimate per difetto”, sottolineano i dem lombardi.

Solo a Milano gli alloggi sfitti sono 10.364

“I freddi dati – sottolineano – tracciano un quadro a dir poco preoccupante. Nel 2023 gli alloggi sfitti di Aler in Lombardia sono pari a 22.496, di cui 10.364 solo a Milano. Quelli liberati solo nel 2023 sono 3.556, una cifra che non si discosta molto da quella del 2022. Una cifra che fa prevedere uno scenario fosco per i prossimi anni”, per il Pd. “Se infatti calcoliamo un aumento medio annuo di 3500 alloggi vuoti e lo moltiplichiamo per i prossimi quattro anni, arriviamo nel 2027 a 14 mila, che sommati ai 22.496 già liberi nel 2023 fa 36.496”.

Le case sfitte continuano ad aumentare

Morale: “Gli alloggi sfitti in Lombardia, sia di proprietà Aler che di proprietà comunale, continuano ad aumentare, a ritmo costante. E i numeri impietosamente lo dimostrano e superano persino le peggiori previsioni elaborate dal Pd nel 2023”.

Assegnate solo 2000 case l’anno

Il tutto a fronte di assegnazioni che vanno a passo di lumaca, come certificato dal Pirellone, secondo cui ogni anno dovrebbero essere circa 2000 le case assegnate. Una goccia nel mare.

“Le cose – continua Rozza- non vanno meglio per le case di edilizia pubblica di proprietà comunale. Dall’accesso agli atti presso il Comune di Milano emerge che le case sfitte sono 6.059, a cui si devono aggiungere 3.981 case negli altri Comuni, dati che però, lo ripetiamo, sono solo relativi ai primi sei mesi del 2023 e non coprono tutti i Comuni della Regione. Le cifre, dunque, sono approssimate per difetto. Il totale degli alloggi vuoti di proprietà comunale in Lombardia è dunque pari a 10.040. Nel solo Comune di Milano gli alloggi liberati nel 2023 sono stati 672”.

Nel 2027 saranno liberi 41.448 appartamenti

“La somma degli alloggi liberi di Aler Lombardia e quelli di proprietà comunale è di 32.536, un numero che si commenta da solo se si pensa alle migliaia di famiglie che ne hanno diritto e attendono in graduatoria da anni, ma ancor peggiore, in proporzione, è il dato relativo alla somma degli alloggi liberati nel 2023, che è pari a 4.228. Se moltiplichiamo questo dato per quattro anni otteniamo 16.912 alloggi vuoti che, sommati agli attuali 32.536, danno la cifra di 49.448.

“Se a questa cifra sottraiamo, con un ottimismo non confortato dai fatti, 2 mila alloggi all’anno (tra Aler e Comuni) che la Regione, nel giugno 2023, prevedeva di assegnare entro il 2027, quindi un totale di 8 mila alloggi in quattro anni, si arriva a 41.448 alloggi vuoti. Uno scenario inquietante di cui è totalmente responsabile la Regione guidata dalla giunta di destra di Fontana”, la conclusione dei dem.

“Serve una nuova legge per Aler”

“Se in tutte le Aler – commenta Rozza – e in tutti i Comuni si ha lo stesso numero di alloggi sfitti, non si ristrutturano e non si assegnano le case, questo è dovuto alla pessima politica abitativa e a una legge del tutto inadeguata che è rifare da zero. La Regione ha completa autonomia sulla materia, quell’autonomia che invoca su altre materie come panacea di tutti i mali, ma non è in grado di elaborare una normativa in grado di rispondere ai bisogni”.