“Egli è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che possono testimoniarlo”. Sono le parole con cui l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi – alle prese in questi giorni con l’uscita del suo nuovo libro (Il mostro. Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine edito da Piemme) – ha dichiarato guerra all’ex compagno di partito, David Ermini (nella foto). Pietre che l’attuale vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, nell’arco di poche ore, ha impacchettato in una querela.
Dunque volano gli stracci tra due ex amici. Basti pensare che Renzi ed Ermini hanno percorso insieme un lungo tratto della loro carriera politica, a partite da Firenze, all’epoca della Margherita. Quando l’ex premier, tra il 2004 e il 2009, era presidente della Provincia del capoluogo toscano, Ermini era capogruppo e nella successiva consiliatura, sempre al fianco dell’ex rottamatore, era poi diventato presidente del Consiglio provinciale.
Ma cosa ha fatto infuriare Ermini? Dalle pagine del libro di Renzi trapelano molte ombre sul suo conto e, soprattutto, sospetti – ovviamente tutti da provare – legati alla vicenda della presunta loggia Ungheria e ai famigerati verbali dell’avvocato Piero Amara. “Le cene romane di Ermini – fin dalla scorsa legislatura – sono numerose e tutte verificabili e riscontrabili. La sua storia da candidato sindaco bocciato a Figline Valdarno – narra l’ex premier -, aspirante consigliere provinciale, poi da parlamentare e da candidato vicepresidente del Csm è ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare in sede civile a cominciare dai numerosi scambi di sms di questi anni. Quanto ai verbali ricevuti da Davigo, e inspiegabilmente distrutti, Ermini avrà modo di chiarire in sede giudiziaria il suo operato”. E ancora, aggiunge Renzi: “Sentenze della Cassazione; Procura di Firenze che sceglie di non arrestare un violento che finirà con l’uccidere il proprio figlio; guerre di correnti; depistaggi e finti scandali. Subito è arrivata la voce del Csm, col vicepresidente Ermini che ha preso posizione immediata”.
“Con riferimento alla vicenda degli interrogatori di Amara sulla presunta ‘loggia Ungheria’ – replica Ermini -, sostenere che io avrei distrutto ‘materiale ufficiale proveniente dalla procura di Milano’ eliminando ‘il corpo del reato’ è affermazione temeraria e falsa, essendo il cartaceo mostratomi dal dottor Davigo, come ho più volte pubblicamente precisato e come il senatore Renzi sa benissimo, copia informale, priva di ufficialità, di origine del tutto incerta e in quanto tale senza valore e irricevibile. Il senatore Matteo Renzi ne risponderà davanti all’autorità giudiziaria. Quanto al resto, ne prendo atto con amarezza, ma con la certezza che non consentirò mai a nessuno di mettere in discussione la mia lealtà istituzionale che è e sarà sempre libera da condizionamenti”.
Renzi controbatte dalla Enews: “David Ermini ha annunciato di querelarmi per ciò che ho scritto, non solo confermo tutto, ma rilancio e aggiungerò altre carte e documenti in Tribunale. Se il vicepresidente del Csm pensa di impaurirmi, ha sbagliato persona. Noi andiamo avanti belli gagliardi, a testa alta. Ma, credetemi, la vicenda di Ermini (grave, perché un pubblico ufficiale non può distruggere quello che si presuppone essere la prova di un reato) è nulla rispetto a ciò che c’è scritto ne ‘Il Mostro’. Noi andiamo avanti belli gagliardi, a testa alta”.