I numeri indicano che cresce l’occupazione, è vero, ma l’Italia è il Paese avanzato con gli stipendi più bassi. Lo scrive il rapporto dell’Ocse sulle prospettive dell’occupazione. A maggio il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 6,8%, un punto percentuale in meno sul 2023 e tre punti percentuali sotto rispetto a prima della crisi Covid, “ma ancora al di sopra della media Ocse del 4,9%”.
Le previsioni sono nere. Nei prossimi due anni “la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta”
Anche l’occupazione totale è aumentata nell’ultimo anno, con un incremento su base annua del 2%. Tuttavia, il tasso di occupazione italiano “rimane ben al di sotto della media Ocse: 62,1% contro 70,2% nel 1° trimestre di quest’anno”. L’Italia è il Paese che ha registrato il più forte calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’Ocse. «Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia», ricorda il rapporto. Preoccupante, poi, l’evoluzione in negativo del potere d’acquisto di chi ha un posto, coerente con l’aumento della povertà assoluta tra i lavoratori dipendenti registrato dall’Istat.
Le previsioni sono nere. Nei prossimi due anni “la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta”: i salari nominali in Italia dovrebbero crescere del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025, aumenti “significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi Ocse”. Visto che l’inflazione è data all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2025, in tasca rimarrà qualcosa ma il recupero riguarderà solo una parte del potere d’acquisto perduto. Nel 2025 i lavoratori italiani saranno più poveri di quanto fossero prima della pandemia. Male anche gli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza che per Ocse andrebbero estesi. Tutto bene, dicono.