“Sigfrido Ranucci, Report, giornalista multipremiato per l’imbattibile frequenza con cui da decenni mette quintalate di merda nel ventilatore. Conduttore e protagonista televisivo, seguitissimo dagli italiani di razza che non se la bevono, da quelli che si controinformano, insignito anche per questo del Premio Montefiascone Venne tempestivamente inviato a Sumatra per lo tsunami dell’Oceano Indiano: giorno dopo giorno, 250 mila morti. Ogni giorno a migliaia, per molto tempo. Era il 2005, per Ranucci sembrava fatta. È riuscito a tornare”. È l’insensato (ma l’aggettivo più adatto sceglietelo voi) commento – che nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto essere satirico – pubblicato ieri da Il Foglio, nella rubrica “Andrea’s version”.
“Dispiaciuto che io non sia morto”
“Si mostra dispiaciuto che io non sia morto”, ha denunciato ieri il conduttore di Report, che su Facebook ha aggiunto: “la Sigfrido’s Version, di fronte a un articolo così infame, davanti al quale nessuno proverà vergogna, è quella di un sorriso e fare i dovuti scongiuri. E con me, li fanno tutti i miei cari”.
Agli attacchi del Foglio, Ranucci e Report hanno fatto orma il callo, del resto il quotidiano da anni chiede che la Rai tolga la manleva alla trasmissione e la vicedirezione al giornalista. “Questo è lo stesso giornale che accusava il governo di non fare nulla per la liberazione di Cecilia Sala, per la quale tutti siamo stati in apprensione e abbiamo pregato”, ha risposto Ranucci, ricordando come per settimane il giornale abbia strepitato sull’intoccabilità della vita dei giornalisti…
Per l’Ordine dei Giornalisti si tratta di un “pezzo spregevole”
Una non satira talmente greve da suscitare il biasimo dell’Ordine dei Giornalisti, che ha definito il pezzo “spregevole”. “La libertà di critica, anche aspra, è sempre ammessa, anche fra giornalisti; ma quanto scritto nella rubrica “La versione di Andrea” è spregevole e non fa onore ad una testata come Il Foglio”, si legge in una nota del Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “Non si può augurare la morte di nessuno, men che meno di un collega – prosegue la nota -; nel caso specifico Sigfrido Ranucci a cui va la nostra solidarietà. Questo è un esempio di quello che potremmo definire pessimo giornalismo”.
L’opposizione difende Ranucci, dal centrodestra silenzio tombale
A difesa del conduttore Rai si è schierata anche l’opposizione (mentre il centrodestra si è ben guardato da commentare, del resto si era mosso, anche troppo il giorno precedente per difendere Silvio Berlusconi dall’inchiesta di Report). “Non si augura mai la morte a nessuno, né ci si dispiace che questa non sia avvenuta, nemmeno per scherzo”, ha dichiarato la presidente della commissione di vigilanza, Barbara Floridia.
“Si tratta un atto già di per sé ignobile, ma che diventa ancora più grave e vergognoso quando rivolto a un giornalista come Ranucci, che vive sotto scorta a causa del suo impegno nel denunciare la verità scomode e nell’esercizio della libertà di stampa. Eppure oggi Il Foglio si è spinto a tanto, da cui tutte le forze e chiunque abbia a cuore il la democrazia e la civiltà dovrebbe prendere le distanze. Piena solidarietà a Ranucci”.
Ranucci jr: “Per fortuna papà è ancora qui”
Ma forse la nota più toccante è arrivata da Emanuele, il figlio del giornalista, che con un post su Facebook si è rivolto direttamente a Marcenaro. “Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del “giornale” in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu – spero vivamente per la categoria di no – sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre”, l’incipit del messaggio.
Emanuele ha ricordato che “Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima” e la vita sotto scorta del padre. “Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell’isola di Sumatra”, ha aggiunto Ranucci jr., “Forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza. Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il Paese, è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbe morto”.
E conclude: “Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l’assassino è evidente a tutti”…