Lo stop ai combustibili fossili non rientrava tra le priorità della Cop27 che si è conclusa con un fiasco di proporzioni internazionali. La plenaria finale è stata rinviata un numero vergognosamente alto di volte mentre la Conferenza delle Parti sul clima organizzata a Sharm el-Sheikh si è sviluppata all’insegna di tensioni e stalli, passando alla storia come una delle Cop più prolisse ed estenuanti di sempre. E, se il fondo Loss and damage è stato approvato mandando in estasi i Paesi africani, l’Ue non ha tardato a esprimere il proprio dissenso.
Lo stop ai combustibili fossili può attendere: il compromesso storico della Cop27
A suggello della Cop27 c’è un compromesso storico: la decisione di non intaccare l’uso dei combustibili fossili pur di procedere con il fondo Loss and damage volto a contrastare perdite e danni causati dal cambiamento climatico. Non è ancora dato sapere, però, quali saranno i Paesi donatori e quali i Paesi destinatari. In quest’ottica, se è certo che un ruolo chiave verrà giocato dalla Cina dato il suo rilevante peso politico e soprattutto economico in contesto mondiale, è pur vero che il fondo è stato approvato e pesa sulle istituzioni rispetto a “nuovi accordi di finanziamento per assistere i paesi in via di sviluppo che sono ‘particolarmente’ vulnerabili agli effetti negativi del cambiamento climatico”.
Oltre all’introduzione del fondo, è anche stata stabilita la creazione di un comitato apposito che si occuperà di discutere e chiarire i temi affrontati durante la riunione rimasti in sospeso. Uno dei nodi principali è appunto l’individuazione dei Paesi donatori e dei Paesi destinatari. Il comitato, infatti, presenterà raccomandazioni alla Cop del 2023 di Dubai. Intanto, a proposito del fondo Loss and damage, è stato precisato che “per finanziare le perdite e i danni si prevede di mobilitare risorse nuove e aggiuntive e che i nuovi accordi integrino e includano fondi, processi e iniziative nell’ambito e al di fuori della Convenzione e dell’Accordo di Parigi”.
La solita farsa sul clima
La Conferenza si è conclusa all’alba di domenica 20 novembre, dopo due settimane di incontri e una notte tumultuosa trascorsa al tavolo delle trattative. Gli appuntamenti che hanno contraddistinto l’ultima giornata dell’evento internazionale dedicato al clima si sono aperti con gli interventi agli antipodi del presidente egiziano della Cop27, Sameh Shoukry, e di Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea.
Sulla decisione di non introdurre alcuno stop ai combustibili fossili, ha pesato la posizione fermamente contraria di Paesi come l’Arabia Saudita e la Russia. Di conseguenza, a un anno dalla Cop 26 di Glasgow, il mondo deve continuare a fare i conti con ulteriori 40 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera. È evidente, quindi, che la Terra si prepari a perdere la lotta contro il cambiamento climatico, azzerando ogni possibilità di progresso in un decennio che si rivela sempre più determinante per il futuro del pianeta.
Nel testo finale della Conferenza sul clima, tuttavia, sono state citate per la prima volta le fonti rinnovabili. Si è chiesto, inoltre, l’avvio di riforme al sistema della finanza internazionale e, soprattutto, alle Banche multilaterali di sviluppo.
Cop27 e combustibili fossili: le proteste di Onu e Ue
Il fallimento di proporzione globale della Conferenza sul clima è lampante. E mentre i Paesi africani festeggiano per i fondi in arrivo, l’Unione europea ha già manifestato a più riprese il proprio disappunto così come anche le Nazioni Unite.
Nella prima mattinata di domenica 20 novembre, è arrivata la dichiarazione del Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che da tempo lotta per promuovere una svolta nella lotta al cambiamento climatico. “Accolgo con favore la decisione di istituire un fondo per le perdite e i danni e di renderlo operativo nel prossimo periodo. Chiaramente, questo non sarà sufficiente, ma è un segnale politico assolutamente necessario per ricostruire la fiducia infranta”, ha scritto Guterres. “Tuttavia, il nostro pianeta è ancora al pronto soccorso. Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un problema che Cop27 non ha affrontato. La linea rossa che non dobbiamo oltrepassare è quella che porta il nostro pianeta oltre il limite di temperatura di 1,5 gradi. Per avere qualche speranza di mantenere l’1,5, dobbiamo investire massicciamente nelle energie rinnovabili e porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili. La Cop27 si conclude con molti compiti e poco tempo”, ha concluso.
Sulla stessa linea, anche Timmermans che, piuttosto che andare a braccio, ha scelto di leggere il suo intervento conclusivo alla Conferenza. “Accettiamo questo accordo con riluttanza. Gli amici sono veri amici solo se si dicono anche quello che l’altro non vorrebbe sentire”, ha detto il capo della delegazione Ue. “Siamo orgogliosi di aver contribuito a risolvere il problema del Loss and damage, ma sulle riduzioni delle emissioni qui abbiamo perso una occasione e molto tempo, rispetto alla Cop26 di Glasgow. Da domani ci metteremo al lavoro per rimediare alla Cop28 di Dubai. Siamo a 1,2 gradi di riscaldamento e abbiamo sentito in questi giorni quali effetti questo stia già provocando. Ma la soluzione non è finanziare un fondo per rimediare ai danni, è investire le nostre risorse per ridurre drasticamente il rilascio di gas serra nell’atmosfera”.