La cifra è di quelle importanti. Se poi ci aggiungiamo che il totale, circa 383 milioni di euro, è quanto stanziato in due anni tramite l’otto per mille della dichiarazione dei redditi dai cittadini italiani “a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale”, ci rendiamo conto anche della lodevole spinta solidaristica che contraddistingue il nostro malandato Paese. Se poi, però, aggiungiamo che lo Stato utilizza, all’insaputa dei suoi stessi cittadini, 342 milioni per altri scopi differenti da quelli previsti e, soprattutto, da quelli sperati dagli stessi contribuenti, allora è evidente che più di qualcosa non va. Benvenuti nel fantastico – si fa per dire – mondo dell’otto per mille a gestione statale. Una nobile iniziativa che sin dal 1990 prevede che i cittadini possano destinare la loro quota di reddito non solo alle confessioni religiose, ma anche allo Stato stesso, che può poi utilizzarla per nobili iniziative. Cinque, infatti, i settori di intervento: fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, edilizia scolastica, conservazione dei beni culturali e progetti contro le calamità naturali. Tutto bene, fin qui. Peccato, però, che col tempo lo Stato per fare cassa o finanziare attività interne, ha pensato bene di prelevare dal ricco bottino dei contribuenti. Fa niente se già la Corte dei Conti, nella relazione 16/2014, sottolineava che la distrazione delle risorse di competenza statale fosse diventato un usus imputabile alle tante debolezze nella normativa “ormai risalente ad oltre 30 anni” e alla stessa “gestione dell’istituto”.
Taglia e cuci – Non è un caso che l’anno scorso sia stata approvata una legge proprio per evitare che i fondi possano essere utilizzati per scopi differenti da quelli previsti. A quanto pare, però, a nulla è servita. E allora entriamo nello specifico. Per il 2016 i contribuenti hanno destinato tramite l’otto per mille 187 milioni allo Stato. Peccato però che l’importo complessivo concretamente assegnato ai vari progetti umanitari e di interesse sociale sarà di gran lunga inferiore: 40,9 milioni. La ragione? “Il suddetto importo – si legge in una relazione preparata a riguardo dal servizio studi del Senato – risulta decurtato da diverse disposizioni legislative vigenti, che ne hanno disposto la destinazione ad altre finalità”.
E così, ad esempio, dai 187 milioni bisogna tagliare, tra le altre cose, 5 milioni per il Fondo speciale di previdenza per il personale di volo (cosiddetto “Fondo volo”), 64 milioni che invece vengono utilizzati per le gestione dei mezzi della Protezione civile; altri 10 milioni frutto di una non meglio precisata “riduzione dell’autorizzazione di spesa dell’otto per mille”. Senza dimenticare, ancora, i circa 7 milioni frutto della politica di spending review di Palazzo Chigi. Curioso: la presidenza del Consiglio deve contenere i costi e lo fa tagliando l’otto per mille. Quando si dice correttezza. Arriviamo così ai 40,9 milioni concretamente assegnati in parti uguali a ognuno dei cinque settori: 8,2 milioni per ogni tipo di intervento. Ma ecco il punto: se non ci fossero state le ricordate decurtazioni, probabilmente si sarebbero finanziati più progetti: sono giunte presso Palazzo Chigi la bellezza di 947 progetti; di questi sono stati ammessi 757; peccato però che poi le domande ammesse a finanziamento siano soltanto 103.
Casse vuote – Ma non è tutto. A leggere nel dettaglio la relazione del Senato, scopriamo un altro inquietante particolare. Se infatti per il 2016 solo il 21,8% di quanto stanziato dai contribuenti è stato assegnato, peggio è andata nel 2015, dato che il riparto della quota per quell’anno “non ha avuto luogo, in quanto l’esiguo stanziamento di bilancio (8,3 milioni rispetto ai 195,6 milioni teoricamente spettanti allo Stato), è stato interamente utilizzato a finalità di copertura”. In altre parole, per il 2015 i cittadini hanno stanziato per fini sociali e umanitari un monte di 195,6 milioni; lo Stato però ha previsto di assegnarne solo 8,3 e alla fine nemmeno quelli ha stanziato. Così, per non scontentare nessuno.
Tw: @CarmineGazzanni