Oggi sbarcherà in Senato il disegno di legge sull’autonomia differenziata. Un progetto che mette in seria discussione la già discutibile unità dell’Italia, a discapito ancora una volta del Sud del Paese. Con la sua approvazione si creeranno infatti ufficialmente due Italie: una nettamente più ricca e l’altra invece sempre più povera. Contemporaneamente, in molte piazze italiane, tra cui anche Napoli, partirà la protesta promossa dai “Comitati per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti”. Il sindacato Cgil, che da mesi protesta contro il ddl Calderoli, manifesterà con esponenti istituzionali e della società civile, partecipando al presidio organizzato e che nel capoluogo campano è previsto alle ore 16.00 in piazza del Plebiscito. “Saranno mesi difficili”, spiega il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci.
Segretario cosa rischiano le regioni del Sud?
“Il 2024 sarà l’anno in cui si concretizzerà quello che voleva il ministro Calderoli, ovvero un netto sbilanciamento tra Nord e Sud, a fronte di benefici che arriveranno direttamente nelle case delle regioni settentrionali. Il primo grande pericolo per il Mezzogiorno riguarda il gettito fiscale, che rimarrebbe in caso di approvazione dell’autonomia differenziata, per circa il 90 per cento nelle regioni dove viene prodotto, ovvero quelle del Nord. Aumenteranno smisuratamente le disparità, non si avrà più uno Stato unico, bensì diviso”.
Se l’autonomia accelera, il calcolo dei livelli essenziali di prestazione (Lep) va invece a rilento. Non è un controsenso?
“È una volontà politica quella di affamare le regioni del Sud. Calderoli è riuscito ad ottenere un effetto doppio. Si approva prima il testo per l’autonomia differenziata e poi a fine anno si discute dei Lep. In pratica si fa prima la legge e poi si stabiliscono quali devono essere i livelli essenziali. Se il Governo avesse voluto davvero fare una legge all’insegna dell’uguaglianza, avrebbe dovuto prima stabilire i livelli di prestazione, che sono dei diritti dei cittadini in materia di sanità, scuola, assistenza e trasporti. Quest’operazione, come vede, non si è fatta. Non solo, un ulteriore scippo è poi quello relativo al fondo perequativo per il Sud, destinato a ospedali, scuole e strade, in cui 3,5 miliardi vengono tagliati e che si aggiunge all’azione del decreto Calderoli”.
Si dà l’autonomia a Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, ma si toglie alle Zes del Sud.
“Esatto, al netto della proroga, fino al 31 marzo le Zone economiche speciali sono di competenza del Governo centrale. Accentrando le Zes a Roma, si evidenzierà ancor di più la disomogeneità tra le varie regioni. Scendere in piazza è un problema di coscienza civile di tutti. C’è una maggioranza convinta nel sostenere il provvedimento, abbiamo a che fare con un Governo sordo, che non vuole bastian contrari. È incredibile come nella conferenza stampa di inizio anno la premier Meloni non abbia mai parlato nè del Sud nè del rilancio del Mezzogiorno. Eppure il presidente del Consiglio è originario di Roma e i frutti della sua campagna elettorale derivano proprio dal Meridione”.
L’Istat ha pubblicato i dati sull’occupazione in Italia. A novembre scorso nel nostro Paese c’erano 30 mila occupati in più rispetto ad ottobre. C’è uno spiraglio per le condizioni lavorative?
“Bisognerebbe fare un’analisi viscerale, all’interno di questi dati l’Istat assume come riferimento anche rapporti di lavoro non aggiornati. A preoccuparmi è infatti un altro dato evidenziato dall’Istat: in Italia ci sono un 1 milione e 300 mila lavoratori al di sotto del salario minimo. Su questo si dovrebbe aprire un dibattito, capire quanti sono gli italiani ad essere sottopagati, quante aziende rispettano il contratto nazionale di lavoro ed esaminare le reali condizioni lavorative”.
Sicurezza sul lavoro, in Campania due casi in pochi giorni: il rider investito dal treno e un lavoratore a nero morto a Napoli. Qual è la situazione?
“Paghiamo l’assenza di una politica industriale, l’ultima misura in questa manovra finanziaria non si intravede nessuna traccia. C’è un forte problema di prevenzione e di rispetto delle leggi. I controlli spesso non bastano, oltre adun’azione penale certa bisognerebbe anche fare una chiara differenziazione tra le aziende virtuose e quello meno. Biosgna creare un sistema premiante e un sostegno a chi investe in formazione”.