Anche i mercati congiurano contro il voto anticipato. Senza dubbio, infatti, lo spread è il migliore alleato che potesse affacciarsi sulla scena politica nostrana visto che rispetto a lunedì, quando il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi era balzato fino a 201 punti, ieri è sceso solo di un punto. Chi nei Palazzi rema per rimandare l’appuntamento con le urne, infatti, ha adesso un’arma in più. E fin qui, tutto normale. Ciò che invece, casomai, fa riflettere è che questa compagine variegata sia capitanata da Forza Italia. Con Renato Brunetta, capogruppo azzurro alla Camera, che adesso sostiene la necessità di salvare l’Italia: “Mettiamo davanti a tutto gli interessi del Paese – ha detto in un’intervista rilasciata al Quotidiano nazionale – Renzi si scordi l’avventurismo”. Diversi esponenti di peso azzurri, Brunetta in primis, oltre allo stesso Cav, hanno sempre sostenuto che nel 2011 quella degli spread fosse stata una congiura ordita per defenestrare il governo Berlusconi. Al punto che nel 2014, dopo le rivelazioni del libro Stress Test dell’ex segretario americano del Tesoro, Timothy Geither (in cui raccontò di essere stato avvicinato da alcuni funzionari europei con la proposta di un piano per far cadere il governo) Brunetta chiese addirittura una commissione d’inchiesta per far luce sull’accaduto perché “contro l’Italia nell’estate-autunno 2011 – diceva – si è consumato un delitto”. Tesi che è rimasta invariata. A differenza dell’approccio al voto.
Giravolte – Il deputato azzurro in un suo intervento su Il Giornale del 1 marzo 2015, infatti, riconosceva a Forza Italia un’unica responsabilità e cioè quella di non essere riuscita a resistere nel 2011 all’offensiva dei poteri forti, accettando un governo tecnico “invece di andare a nuove elezioni”. Mutatis mutandis, ieri, invece, pur ribadendo la tesi dello spread come grande imbroglio, ha sottolineato che “il Paese è stremato È Renzi che vuole andare a votare perché non sta più a Palazzo Chigi”. Secondo Brunetta “Con lo spread a 200, gli sbarchi dei disperati, l’impatto che avranno l’uragano Trump e la Brexit sull’Europa intera, e con l’Italia al centro di delicatissimi equilibri e mediazioni internazionali nei prossimi mesi non possiamo permetterci di dire, come lui, muoia Sansone con tutti i filistei”.
Chi cavalca l’onda – D’altronde, a caldo, subito dopo la fiammata dello spread di lunedì, era stato Renato Schifani il primo a tirare il freno a mano rispetto all’ipotesi di nuove elezioni: “Se Renzi e il Pd hanno davvero a cuore l’interesse superiore degli italiani, lascino lavorare il governo in carica, anziché delegittimarlo attraverso l’incessante dibattito sulla legge elettorale e le immediate elezioni”. Naturalmente lo spauracchio dello spread hanno iniziato a cavalcarlo anche in altre formazioni politiche. E Area popolare è tra queste. Interrompere prima del tempo la legislatura, per Laura Bianconi, presidente dei senatori Ap, “rappresenterebbe un salto nel buio”, mentre è necessario “un orizzonte politico stabile. Sono bastate, infatti – ha rimarcato – le fibrillazioni di questi giorni ad innescare i meccanismi della speculazione internazionale, come confermano i dati in aumento dello spread”. Ma l’onda dello spread ha ‘investito’ pure Pino Pisicchio. Per il presidente del gruppo Misto alla Camera, “i dati relativi alla risposta dei mercati che fluttuano in queste ore raccontano quanto necessaria sia la stabilità di governo per metterci al riparo dalla bufera”.