Davvero classista il racconto di Alain Elkann su Repubblica sul suo viaggio in treno verso Foggia, insieme ai ragazzi “cafoni”.
Ada Rovelli
via email
Gentile lettrice, direi snob più che classista, perché i ragazzi descritti non erano certo proletari. Snob è la citazione del suo vestito “stazzonato”, la camicia “leggera”, la cartella “di cuoio” con la “stilografica”, il libro “francese” e i due giornali stranieri, quando oggi con un tablet si legge tutta la stampa del mondo. Però fatico a provare simpatia per quegli adolescenti. E non perché avessero “grossi tatuaggi” (c’è un anelito di bellezza anche nel tatuaggio) o portassero il cappellino, magari con la visiera sulla nuca, horribile visu. No, piuttosto perché quei ragazzini puntavano ai “night” per “rimorchiare”: sono luoghi artificiosi, paradisi effimeri e consumisti. E poi perché viaggiavano in prima classe. Ragazzi benestanti, dunque, che non conoscono la disciplina minima del sacrificio. Ai miei tempi per viaggi brevi noi ragazzi usavamo la terza classe coi sedili di legno, che oggi non esiste più, e per quelli lunghi la seconda. Mai la prima. Ora c’è da chiedersi: i ragazzi descritti da Elkann diventeranno la classe dirigente del futuro? Una volta fui invitato alla cena di fine anno di un liceo privato di élite, per soli milionari Mi chiesi: che prova di sé daranno da adulti questi 16-17enni? Adesso che sono passati 20 anni, so che alcuni di loro sono fuori causa per fatti di droga, altri hanno lasciato il lavoro, e c’è perfino chi fa il dj in Paraguay… Non uno di loro che si sia distinto. Penso che senza disciplina morale non ci sia futuro, né per i singoli né per la società.
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