Il nuovo report di Legambiente, “Mal’Aria di città 2025“, è un bilancio impietoso della qualità dell’aria nelle nostre città, che si confermano ben lontane dagli standard europei che entreranno in vigore nel 2030. Nonostante l’obiettivo sia chiaro e il tempo limitato, l’inquinamento atmosferico continua a essere una piaga strutturale che minaccia la salute pubblica e l’ambiente.
L’Italia fuorilegge: lo smog soffoca le città e le speranze
Nel 2024, su 98 capoluoghi di provincia analizzati, ben 25 hanno superato i limiti di legge per il PM10, che consentono un massimo di 35 giorni all’anno con valori superiori a 50 µg/mc. In cima alla lista nera troviamo Frosinone e Milano, entrambe con 68 giorni di sforamento. Verona segue da vicino con 66 giorni, mentre Vicenza, Padova e Venezia non sono da meno, con valori che oscillano tra i 61 e i 64 sforamenti annui.
Se questi dati sono già allarmanti, il futuro si preannuncia ancora più critico. Dal 2030, il nuovo limite europeo per il PM10 sarà fissato a 20 µg/mc, una soglia che, allo stato attuale, solo 28 città su 98 riuscirebbero a rispettare. Questo significa che 70 città italiane sarebbero fuorilegge, con riduzioni necessarie delle concentrazioni che vanno dal 28% al 39% in centri urbani come Verona, Cremona, Padova, Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo.
Anche per il biossido di azoto (NO2) la situazione non è migliore. Attualmente, il 45% dei capoluoghi italiani non rispetta i nuovi limiti di 20 µg/mc previsti per il 2030. Le città più critiche includono Napoli, Palermo, Milano e Como, dove sarebbe necessaria una riduzione delle concentrazioni tra il 40% e il 50%.
Secondo Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento, con troppe città ancora lontane dagli obiettivi. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono impietosi: il 97% delle città italiane supera i limiti raccomandati per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2, con circa 50.000 morti premature all’anno solo in Italia.
Politiche ferme, aria avvelenata: la corsa contro il tempo
Legambiente sottolinea l’urgenza di politiche strutturali che incidano su tutti i settori responsabili dell’inquinamento. Occorre ripensare la mobilità urbana potenziando il trasporto pubblico locale con mezzi elettrici, creando reti di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, introducendo Low Emission Zones e politiche come Città30, già sperimentata con successo a Bologna, Olbia e Treviso. Allo stesso tempo, è necessario accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando e abbandonando progressivamente le caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di pompe di calore con gas refrigeranti naturali. Nel settore agrozootecnico, è fondamentale ridurre gli allevamenti intensivi nel bacino padano e implementare pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti per ridurre le emissioni di metano e ammoniaca. Inoltre, è cruciale integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico e adottando misure per ridurne l’impatto.
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, avverte che con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei, dobbiamo accelerare drasticamente il passo. È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte, quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città.
La campagna itinerante Città2030, lanciata a Milano il 4 febbraio, sarà un banco di prova per misurare il grado di preparazione delle città italiane e promuovere una mobilità più sostenibile ed efficiente. Il percorso della campagna si concluderà il 18 marzo, ma la vera sfida è appena iniziata.