La precipitevolezza con cui la politica italiana affronta le guerre in giro per il mondo, sempre preoccupata di coglierne l’opportunità del momento come se non avessero un prima e un dopo ha spinto l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio (nella foto) a inserirsi nella cagnara per le parole del cantante Ghali durante la serata finale di Sanremo.
La precipitevolezza con cui la politica italiana affronta le guerre in giro per il mondo ha spinto l’ad della Rai Sergio a inserirsi nella cagnara per le parole del cantante Ghali
Il dirigente di viale Mazzini ha voluto esprimere solidarietà per il popolo di Israele dopo che l’ambasciatore israeliano Alan Bar ha lamentato l’inopportunità della frase di Ghali “stop al genocidio”. Per Bar chiedere di smetterla di ammazzare donne e bambini che sono la stragrande maggioranza dei 28mila finora uccisi a gaza sarebbe un “diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.
Sono d’accordo con lui anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, il dem Piero Fassino. Così è toccato a un cantante osservare che il profumo di genocidio contestato al governo di Netanyahu è roba che viene ben prima del 7 ottobre (“fin da quando ero bambino”): «la gente ha sempre più paura di dire “stop alla guerra” o “stop al genocidio”, perché sente di perdere qualcosa se dice “viva la pace”: è assurdo», dice Ghali.
Intanto accade che Netanyahu strozzi nella morsa di Rafah circa 600mila minori palestinesi che si trovano accampati con le loro famiglie sfollate nelle tendopoli. Una tragedia umanitaria che secondo il Washington Post farebbe inorridire perfino il presidente Usa Joe Biden per la sua “esagerata” risposta a Gaza dopo il 7 ottobre.
Lo scempio è sotto gli occhi del mondo, altro che Sanremo.