Che il clima nella coalizione di centrodestra non sia idilliaco è un dato di fatto, che ognuno in questa tornata elettorale giochi la sua partita è chiaro, come lo è la presa di coscienza che i candidati scelti per le due principali città al voto – Enrico Michetti a Roma e Luca Bernardo a Milano – si sia rivelata disastrosa. Ma che a due giorni dal voto si arrivi addirittura a negare una photo opportunity – almeno di facciata – con i due principali leader in campo, è un chiaro segnale che Giorgia Meloni e Matteo Salvini non siamo ai ferri corti ma cortissimi: nel capoluogo lombardo ieri doveva tenersi la conferenza stampa congiunta di chiusura della campagna elettorale a sostegno di Bernardo ma, per colpa di un ritardo del volo, la leader di FdI è arrivata allo Starhotels Business Palace con quasi un’ora di ritardo.
E ad attenderla il segretario della Lega non c’era più: “Scusate eh, ma ho già spostato due appuntamenti”, sbotta spazientito il Capitano – che peraltro in questi giorni ha già i suoi bei grattacapi – e se ne va, lasciando Antonio Tajani, Maurizio Lupi e il candidato sindaco da soli. L’imbarazzo è palpabile e a metterci una pezza ci prova (con scarsi risultati) Ignazio La Russa che prende il microfono per spiegare che Giorgia e Matteo si saluteranno al volo alla stazione (“è colpa dei treni in orario e di Alitalia in ritardo…” ) e che i tre leader si troveranno ad un’iniziativa a Roma il giorno successivo.
A conferma di questa tesi arriva a stretto giro una nota congiunta diramata dai rispettivi ufficio stampa: “Nessuna polemica e zero tensioni: questa mattina (ieri, ndr)non è stato possibile salutarci di persona per banali imprevisti con gli orari di aereo e treno, facilmente verificabili con una telefonata. Saremo insieme già domani a Roma. È incredibile tuttavia che, anche oggi, certi media scrivano bufale o riportino surreali ricostruzioni pur di non parlare delle proposte e dei progetti del centrodestra.
Ma non importa: il centrodestra è compatto e lo ha dimostrato ancora una volta in queste elezioni amministrative, con candidati unitari in tutte le grandi città. A chi cerca divisioni e litigi consigliamo di guardare a sinistra”. Insomma, la colpa è sempre dei giornalisti e dei loro retropensieri, fatto sta che Meloni e Salvini, guarda caso, non si incrociano vis à vis da tempo e anche l’occasione per farlo – la chiusura della campagna elettorale a Milano, non una cittadina di provincia qualsiasi, è saltata.
CENTRODESTRA A PEZZI. La narrazione secondo la quale il centrodestra sia “unito e compatto” stride dunque con la realtà e quella di ieri ne la dimostrazione tangibile. Anche perché le frizioni non riguardano solo i rapporti fra Salvini e Meloni – in competizione per la leadership della coalizione – ma anche il terzo componente – Silvio Berlusconi – è più attivo che mai nel rivendicare un ruolo attivo.
“Senta, siamo sinceri: ma se Draghi va a fare il presidente della Repubblica poi a chi dà l’incarico di fare il nuovo governo? A Salvini? Alla Meloni? Ma dai, non scherziamo”, sono le sferzanti dichiarazioni che il Cavaliere avrebbe rilasciato, nel giorno del suo 85esimo compleanno, in un colloquio con il direttore de La Stampa Massimo Giannini. Il leader di Forza Italia, attraverso il suo staff, smentisce le parole a lui attribuite e dice di non aver mai rilasciato alcuna intervista al quotidiano torinese ma il direttore, però, conferma quanto riportato. Insomma la vicenda non è chiara, ma ad essere chiaro -anzi lampante – è il clima da resa dei conti che si respira nel centrodestra.