L’Italia nella morsa della povertà, dilaga quella tra i bambini

Save the Children, oltre alla povertà tra i minori, denuncia un’assistenza sanitaria zoppa e l’aumento delle spese per i beni dell’infanzia

L’Italia nella morsa della povertà, dilaga quella tra i bambini

Dopo l’Istat che ha certificato che nel 2023, primo anno intero del governo Meloni, l’incidenza della povertà assoluta ha raggiunto tassi record tra i minori oltre che tra le famiglie operaie, arrivano i dati pesanti sulla povertà alimentare tra i bambini di Save the Children. Il quadro che emerge è che in Italia ci sono sempre meno bambini e sempre più poveri.

La XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo ‘Un due tre…stella. I primi anni di vita’ mette in evidenza un “Paese fragile, con profonde disuguaglianze sociali e territoriali, in cui i nuovi nati sono sempre meno e le opportunità, fin dai primi mille giorni di vita, non sono uguali per tutti”.

Dati allarmanti sulla povertà alimentare tra i minori

Uno dei dati più gravi del rapporto è che nel 2023 in Italia duecentomila bambini tra 0 e 5 anni hanno vissuto in povertà alimentare ovvero in famiglie che non sono riuscite a garantire ai propri figli almeno un pasto proteico ogni due giorni. Si tratta dell’8,5% del totale dei bambini e oltre la metà risiede al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12,9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord.

Inoltre quasi un bambino su 10, sempre fino a 5 anni, pari al 9,7%, ha sperimentato la povertà energetica cioè ha vissuto in una casa non adeguatamente riscaldata in inverno.

Non basterà il Pnrr per gli asili nido

Per ripianare le disuguaglianze territoriali non basterà nemmeno il Pnrr secondo le stime di Save the Children e Svimez: nel 2026 quando i posti negli asili nido dovrebbero raggiungere la media nazionale del 41,3%, molti territori dove la povertà educativa è più forte rischiano di restare indietro senza riuscire nemmeno ad assicurarsi la soglia del 33%. La Campania si fermerebbe al 29,6% e la Sicilia al 25,6%.

“Il supporto alla prima infanzia è un obiettivo da mettere al centro di tutte le scelte della politica: nel campo della salute come in quello dei servizi educativi; nel contrasto alla povertà così come nella tutela dell’ambiente”, dichiara Claudio Tesauro, presidente di Save the Children, mentre Raffaela Milano, direttrice Ricerca di Save the Children chiede alla Commissione bicamerale infanzia “di fare chiarezza sul sistema educativo zero-sei in termini di obiettivi e finanziamenti e di indicare una vera e propria road map condivisa, senza retromarce e senza lasciare nessun territorio indietro”.

Crollo della natalità e servizi al lumicino

Nell’Atlante Save the Children ricorda che nel 2023 l’Italia ha toccato un nuovo record di denatalità, con solo 379.890 nuovi nati e sottolinea che anche dal punto di vista territoriale, i dati confermano una desertificazione progressiva: nel 2023 in 340 Comuni italiani, sotto i 5mila abitanti, non è nato nessun bambino e in 72 Comuni non ce ne sono sotto i 3 anni.

È il Piemonte la regione con il maggior numero di Comuni in cui non ci sono bimbi sotto i 3 anni (34 comuni), seguita da Lombardia (10) e Abruzzo (8). La Sardegna è invece la regione con la minore incidenza di bambini da 0 a 2 anni rispetto alla popolazione totale, con l’1,49%.

Nell’Atlante vengono denunciati anche la mancanza di posti letto nelle terapie intensive pediatriche e i carichi dei pediatri, l’aumento in 4 anni del 19,1% delle spese di latte e pappe e dell’11,3% dei costi degli asili nido.

A tutto ciò si aggiunge la crisi climatica: a luglio 2024, 349mila bambini, ovvero il 93,7% dei piccoli tra 0 e 5 anni che vivono nei capoluoghi di regione e nelle città metropolitane italiane, sono stati esposti a temperature al suolo medie pari o superiori ai 40 gradi.

“Questa, nei numeri di Save The Children, è la dura realtà di un Paese – ha dichiarato il leader del M5S Giuseppe Conte – in cui sono state tagliate le misure contro la povertà con una ferocia e una propaganda inaudita. L’unica spesa record di questo Governo è quella in armi, +7,5 miliardi in 3 anni”.