Sulla narrazione, nessun dubbio è quasi imbattibile. Peccato che con la narrazione non si rassicuri l’Unione europea e non si possano piegare i numeri. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni inizia la settimana mettendoci la faccia nel tentativo di risollevare le sorti di un governo pieno di lividi dopo il fallimento del Consiglio europeo, il caso Santanchè ancora caldo e le infelici uscite del sottosegretario Vittorio Sgarbi, mentre Salvini e Tajani litigano in mezzo alla piazza sulla collocazione europea.
La premier apre la giornata con un’intervista al Corriere della Sera in cui celebra il successo italiano “in tema di contrasto di flussi migratori” (sono aumentati quasi del 50% dall’anno precedente) e chiedendo di “smettere di fare allarmismo sul Pnrr”. La tecnica è fin nota nella politica italiana: “Colpa dei governi precedenti”, dice Meloni riferendosi a Mario Draghi e Giuseppe Conte. Basta “tafazzismo”, chiede la presidente del Consiglio. Insomma, aggiustare la narrazione.
La premier Meloni sempre più allergica alle critiche racconta agli imprenditori un Paese che non c’è
Nel pomeriggio interviene all’Assemblea generale di Assolombarda e mantiene lo stesso copione Torna a parlare dell’Italia come una nave, “la nave più bella del mondo”, invitando a “remare insieme” e mandando a dire che chi non accogliere l’invito bipartisan “avrà qualcosa da imparare”. Rivendica di aver contribuito a costruire un contesto nell’Ue in cui ora si inizia a parlare nientemeno che di sovranità, cosa impensabile qualche mese”. Declina un progetto di transizione con un paletto fermo, quello per cui “non possiamo smantellare la nostra economia per inseguire la transizione ecologica”.
Simula apertura chiedendo di “lavorare insieme” ma poi non riesce a trattenersi nell’additare l’opposizione. Anche questo è uno schema già noto. Meloni prima spiega che “su una partita del genere occorre comportarci come un solo uomo: maggioranza, opposizione, tutti i livelli istituzionali. Aziende, sindacati, magistrati, intellettuali, gente comune”. Subito dopo avverte che “non è in gioco il governo ma la credibilità internazionale dell’Italia”. E questo perché c’è “chi non perde occasione per fare polemica, e persino chi tifa perché si fallisca”. La confusione tra governo e partiti è il trucco per poter censurare gli oppositori della maggioranza come nemici della patria. Anche questa è una scena già vista e giù usata. Ogni volta funziona sempre meno.
Dalla presidente del Consiglio arriva l’esortazione a “combattere l’autodistruttivo sminuirci”, sostenuta da una riflessione sui fondamentali dell’economia, riferendosi a dati della crescita che “dimostrano un’affidabilità maggiore rispetto al resto dell’Eurozona”. In quegli stessi minuti arriva la notizia che l’indice PMI relativo al settore manifatturiero dell’Eurozona, redatto da S&P Global, è diminuito a 43.4 toccando i peggiori livelli da maggio 2020: tra i peggiori c’è l’Italia.
Così basta poco all’opposizione per incalzare il governo. La deputata di Azione Ruffino sottolinea come Meloni “ama gli squilli di fanfara, mostrine e pennacchi” e chiede quando arriverà “la crescita per gli italiani”: “L’Italia cresce, ed è una buona notizia e Meloni se ne assume il merito. – dice Ruffino – Ma scusi, presidente, fino a oggi che cosa avete fatto? E quando mancano tre anni alla scadenza dei termini del Pnrr per l’uso di quelle risorse, ci sono ancora tutte quelle cose da fare? De Luca del Pd sottolinea come “dal governo arrivino stalli e rinvii su tutti i fronti”. Fratoianni di Sinistra Italiana parla di governo con “una postura claudicante, incerta e anche un po’ confusa”.
“È un governo della restaurazione, reazionario. – interviene il leader del M5S Giuseppe Conte -. Un governo che getta benzina sul fuoco, in modo consapevole sta programmando un incendio sociale”: “oggi in completa difficoltà va in Europa e dice che dovremmo essere come un solo Paese. Il problema è che dovrebbe accettare la nostra offerta di collaborazione e poi potremo iniziare a capire dove metter mano”.
Anche la segretaria dem, Elly Schlein, attacca sul fronte del lavoro: “Non e’ un governo inconsapevole. – dice – È una precisa strategia, quella di aumentare le disuguaglianze”. “Il mio giudizio su questo governo, – aggiunge Schlein – è molto negativo, è campione di rinvii e scaricabile. E finge non esistano lavoratori poveri, invece è la realtà dei dati. Il salario minimo è un passo fondamentale oggi, ma non sufficiente”. Intanto il presidente della Società Italiana di Economia (Sie), Mario Pianta ricorda che redditi reali hanno perso il 15% del potere d’acquisto in due anni.