Il rapporto tra deficit e Pil nel 2022 è lievitato, stando ai nuovi dati diffusi dall’Istat. La percentuale, secondo l’istituto, sarebbe salita dal 5,6% previsto dalla Nadef all’8%. Sul ricalcolo, avrebbe influito il trambusto legato ai bonus edizili che ha subito suscitato una reazione da parte del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte.
L’Istat rivede il rapporto tra deficit e Pil nel 2022
Ancora un ritocco al ribasso sui dati relativi alla crescita nel 2022 da parte dell’Istat. Per l’istituto, alla data del 1° marzo 2023, il Pil ai prezzi di mercato nel 2022 è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente. In volume, il Pil è cresciuto del 3,7%. Meno di quanto stimato lo scorso 31 gennaio quando la crescita dell’economia era stata valutata al 3,9%.
Per quanto riguarda la domanda interna nel 2022, invece, in termini di volume si registra un incremento del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali. Rispetto ai flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4% e le importazioni del 11,8%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nelle attività dei servizi. Sul fronte dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, c’è stata una contrazione dell’1,8% e, più in generale, dello 0,1% nel settore industriale.
È all’8% contro il 5,6% previsto dalla Nadef a causa dei bonus edilizi
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è stato pari all’8% rispetto al -9% nel 2021. “Nel 2022 l’economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021. A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell’agricoltura. La crescita dell’attività produttiva si è accompagnata a una espansione dell’input di lavoro e dei redditi. Il rapporto tra l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2021. Il valore dell’indebitamento è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta”. È il commento dell’Istat alla rivalutazione effettuata.
I numeri su Pil e indebitamento delle amministrazioni pubbliche diffusi dall’Istat sembrano misurare il colpo incassato dallo Stato dopo gli sconti fiscali dei bonus edilizi. Secondo quanto ribadito da Eurostat e Istat, le recenti modifiche ai criteri di contabilizzazione di Superbonus e bonus facciate hanno aggravato la situazione, come emerge dal ricalcolo.
Patuanelli (M5S) sul rapporto tra deficit e Pil rivisto dall’Istat: “Il Superbonus non ha ricadute sul debito pubblico”
“Il governo sta preparando l’ennesima retromarcia, questa volta sul Superbonus, per consentire la cedibilità dei crediti per gli incapienti, le case popolari, le onlus e per il pacchetto relativo al Sismabonus. Istat ha confermato che il Superbonus e più in generale la cessione dei crediti fiscali sono da considerare ‘pagabili’, hanno quindi un effetto sul deficit per gli anni dal 2020 al 2022, ma non hanno ricadute sul debito pubblico e soprattutto non intaccano gli esercizi futuri”. Lo ha scritto su Facebook il senatore del M5S, Stefano Patuanelli, commentando i dati diffusi dall’Istat.
“Il grande buco che ha sfasciato i conti pubblici, dunque, non è mai esistito. Sappiamo già cosa, tuttavia, succederà da qui a breve, ovvero che il governo sosterrà a reti unificate che quei brutti e cattivi del Movimento 5 Stelle hanno sfasciato i conti pubblici”, ha sottolineato il senatore.