L’intelligence italiana “non ha mai stilato alcuna lista di politici, giornalisti, opinionisti o commentatori, né ha mai svolto attività di dossieraggio”.
Anche l’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli, interviene nello scontro scatenato dalla pubblicazione sul Corriere della Sera di una rosa di nomi, tra politici, giornalisti, docenti e altre personalità che secondo il quotidiano di via Solferino sono finiti nel mirino dei servizi per le loro posizioni e attività volte a favorire la propaganda di Mosca.
Recentemente, sottolinea il sottosegretario, si è riunito “secondo una prassi routinaria il gruppo di lavoro interministeriale dedicato alla minaccia ibrida alla sicurezza nazionale“.
Un tavolo “di confronto – spiega Gabrielli – istituito sin dal 2019 presso il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e al quale partecipano le diverse amministrazioni competenti per materia, la cui attività, svolta esclusivamente sulla base di fonti aperte, mira non all’individuazione di singoli soggetti, bensì alla disamina di contenuti riconducibili al fenomeno della disinformazione“.
Alla luce di ciò, conclude, le notizie su una presunta attività di dossieraggio e su eventuali liste “sono dunque destituite di ogni fondamento“.
D’altronde era stato anche il presidente del Copasir, tirato in ballo proprio dagli articoli del Corriere, Adolfo Urso (FdI), a smentire che la presunta lista di filo-putiniani fosse finita in mano ai membri del Comitato: “La lista l’ho letta sul giornale, io non la conoscevo prima – ha dichiarato –. Noi abbiamo attivato un’indagine alla fine della quale, ove lo ritenessimo, produrremo una specifica relazione al Parlamento”.
E ha poi ricordato: “Che esista una macchina della disinformazione e della propaganda che agisce da almeno dieci anni non lo dico io, ma istituzioni del Parlamento europeo”. Il presidente aveva infine aggiunto che solo lunedì mattina ha “ricevuto un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato”.
Che proprio in quel report siano contenuti i nomi pubblicati poi dal quotidiano di Via Solferino, è un dubbio che resta a tanti. Ed è proprio per questo che più di qualcuno vorrebbe adesso che ad occuparsi della vicenda sia il Parlamento.
Anche perché, nonostante smentite arrivate puntuali, alcuni organi di stampa hanno menzionato anche addirittura l’Agcom nel gioco delle liste putiniane. Tutto smentito, come detto. Ma a questo punto bisognerebbe capire da dove escono fuori i nomi.
“Questa non è una roba da Copasir e da servizi segreti. Dovrebbero intervenire a riguardo i presidenti di Camera e Senato. Il Copasir ha il compito di vigilare che gli apparati di sicurezza stiano dentro la Costituzione e le leggi. Punto, perbacco”, ha detto martedì sera Pierluigi Bersani.
Ed è, questa, un’ipotesi che pare prendere corpo sia nel Pd che nel Movimento cinque stelle. “La prima considerazione da fare intorno al documento pubblicato dal Corriere della Sera è che stiamo parlando di una autentica patacca”, taglia corto il vice presidente M5S della Commissione di Vigilanza ed ex giornalista dell’Espresso, Primo Di Nicola, intervistato da La Notizia.
E aggiunge: “…un documento comunque riservato diventa pubblico danneggiando l’immagine dei nostri apparati di sicurezza, a cominciare dal Dis, che è un dipartimento della Presidenza del Consiglio”.
Anche Giuseppe Conte d’altronde sin da subito era stato chiaro: “Trovo indegno che si facciano delle liste di proscrizione, che si mettano delle immagini di alcune persone, estraendo delle opinioni che hanno espresso”. Ecco perché ora anche Roberto Fico ed Elisabetta Casellati potrebbero essere chiamati ad occuparsi della vicenda.