Dalla Redazione
L’Iraq torna prepotentemente al centro della scena internazionale, non solo per la minaccia rappresentata dall’Isis. Il paese è infatti a un passo dal colpo di Stato. Nella serata di ieri il premier eletto sciita al-Maliki ha accusato in diretta tv il presidente Fuad Masum di aver violato la Costituzione per il fatto di non avergli ancora conferito l’incarico. Negli stessi istanti le forze dell’ordine a lui fedeli (polizia, esercito e unità antiterrorismo) hanno circondato la zona verde di Baghdad, dove hanno sede i palazzi del potere. Misure di sicurezza che un funzionario del ministero dell’Interno iracheno ha definito “molto insolite. Assomigliano a quelle che si impongono in situazioni di emergenza”. L’iniziativa non è piaciuta agli Usa (ancora impegnati nel bombardamento delle milizie jihadiste dell’Isis) e all’Onu che si sono apertamente schierati con il presidente Masum.
E mentre la situazione a Baghdad si fa sempre più tesa nel nord del paese l’emergenza umanitaria degli Yazidi continua a preoccupare il mondo, specie alla luce della ultime notizie, che parlano di 500 appartenenti alla minoranza giustiziati nei giorni scorsi. Molti di questi (comprese donne e bambini) sarebbero stati sepolti vivi. Almeno 300 donne , poi, sarebbero state rapite per essere trasformate in schiave. Per questo gli Usa continuano a colpire le milizie con i raid. Ieri sono stati effettuati bombardamenti vicino a Erbil, nel Kurdistan iracheno.
L’emergenza genocidio, dunque, esiste davvero. Tanto che anche l’Italia si è detta pronta a fare la sua parte, anche a livello militare. “Stiamo chiaramente valutando una serie di altre iniziative in questi giorni che non riguarderanno probabilmente soltanto il ministero degli Esteri ma potranno riguardare anche quello della Difesa” ha detto il ministro degli Esteri Mogherini. La quale ha sottolineato la necessità di una “mobilitazione internazionale”.