La riforma sui carburanti avrebbe dovuto essere il piatto forte del menu di Palazzo Chigi, rispetto ai balneari dati in bilico. Invece la prima, la cui regia è affidata al ministro Adolfo Urso, è stata rinviata in vista di “ulteriori approfondimenti”. E la riforma sulle spiagge ha avuto invece il via libera dal Consiglio dei ministri.
Le barricate dei benzinai: la peggiore riforma
A bloccare Urso l’ira dei benzinai. Le organizzazioni dei gestori degli impianti avevano minacciato la serrata di tutti gli impianti e manifestazioni contro quella che definiscono “la più incauta e peggior riforma da quando in questo paese sono cominciati i rifornimenti ai veicoli”. Un testo che ci “distrugge”, affermano Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio “per premiare le compagnie petrolifere” con una precarizzazione dei contratti tra queste e i gestori: avrebbero durata di 5 anni ma potrebbero essere disdetti con 90 giorni di preavviso.
Per Unem, associazione delle aziende del settore petrolifero, il testo è invece “un passo importante per la razionalizzazione della rete”.
I punti salienti della bozza
Una bozza prevede incentivi fino a 60 mila euro per coprire il 50% delle spese per le colonnine di ricarica e un Fondo per la trasformazione della rete carburanti verso la mobilità elettrica, con una dotazione di 47 milioni di euro l’anno per il 2025, il 2026 e il 2027.
Per i nuovi impianti, dal primo gennaio 2025, sarebbe necessario prevedere la distribuzione di “almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili”, come i biocombustibili o le colonnine elettriche altrimenti non saranno rilasciate autorizzazioni.
Al cessare di questo requisito decadrebbero anche i permessi, così come in caso di gravi inadempienze degli obblighi di legge.
Per il deputato dem, Vinicio Peluffo, il testo arriva alla follia dell’eliminazione della differenza tra il prezzo del carburante servito e quello self.