“Ci si sorprende che ci sia il caporalato, che ci siano i morti sul lavoro, ma è un’ipocrisia”. Le parole pronunciate dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, parlando della morte di Satnam Singh – il 31enne indiano abbandonato in strada a Latina dal suo datore di lavoro dopo aver perso un braccio in un incidente – sono semplicemente perfette. Siamo, difatti, il “Paese del giorno dopo”. Quello che di fronte a una simile tragedia si straccia le vesti, grida la propria indignazione, promette misure draconiane. Come se il caporalato, fenomeno odioso e annoso, fosse nato oggi. Ipocrisia, per l’appunto. L’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil ha censito 405 aree di caporalato diffuso in tutta Italia, più della metà delle quali situate al Nord. Come Satnam, che lavorava senza contratto, ci sono 230mila braccianti pagati “venti euro al giorno in media per 10/14 ore di lavoro”, ha spiegato il presidente dell’Osservatorio Jean-René Bilongo, “ma c’è anche chi di euro ne prende solo 10 oppure nemmeno uno, ma acqua e un panino e basta.
Le donne, poi, vengono pagate il 20-30% in meno degli uomini”. Checché ne dicano i giornali di destra, che anche stavolta hanno dato il peggio, il problema dello sfruttamento nelle campagne non riguarda solo i migranti irregolari. Sempre secondo la Cgil, invero, il 30% sono cittadini italiani o Ue. Sono passati nove anni dalla morte di Paola Clemente, l’operaia agricola uccisa il 13 luglio 2015 dalla fatica e dal caldo nelle campagne di Andria, ma non è cambiato nulla. Neanche una legge, la n. 199/2016, è riuscita ad arginare la questione. Il perché è presto detto: i controlli, che malgrado le promesse odierne del governo di farli “a tappeto” rimangono insufficienti, e – ciliegina sulla torta – la giustizia lumaca. Prova ne è lo scoop del “Tg La7”, che ha scoperto che Renzo Lovato, padre di Antonello (proprietario della ditta per cui lavorava Satnam), era indagato da 5 anni per reati di caporalato.
Non solo. Ad oggi, risultano inutilizzati i 200 milioni di euro previsti dal Pnrr per il superamento dei ghetti dei migranti: solo 20 giorni fa l’esecutivo ha nominato il commissario straordinario, il prefetto di Latina Maurizio Falco, con un ritardo di due mesi rispetto a quanto previsto dal decreto n. 19/2024. Dulcis in fundo, dopo la morte di Roberto Maroni a novembre 2022, la consulta contro il caporalato – istituita a ottobre 2021 dall’allora ministra dell’Interno Luciana Lamorgese con a capo l’ex governatore leghista – si è sostanzialmente fermata. È ora di smettere di piangere sul latte versato. Una volta per tutte.