Se lo scopo era quello di chiudere le polemiche sul caso di Ilaria Salis, allora l’informativa alla Camera del ministro degli esteri Antonio Tajani sembra non essere riuscita nel suo intento. Questo perché il titolare della Farnesina nel suo atteso intervento ha detto tutto e il contrario di tutto, per giunta apparentemente contraddicendo le sue stesse dichiarazioni dei giorni scorsi. Che qualcosa non sia andato per il verso giusto lo dimostrano le continue interruzioni dell’intervento da parte dei deputati dell’opposizione e la conseguente reazione furiosa dei parlamentari della maggioranza che hanno costretto, in numerose occasioni, la vicepresidente della Camera Anna Ascani a richiamare all’ordine l’Aula.
L’intervento di Tajani in Aula sul caso di Ilaria Salis non convince. Le opposizioni invitano il vicepremier a non prendere in giro gli italiani
“Il garantismo ispira il nostro agire per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei detenuti. Pregiudicati o incensurati, in attesa di giudizio o condannati per noi ciò che conta è sempre la tutela della dignità della persona. La vicenda della signora Ilaria Salis rientra tra gli oltre 2.400 casi di connazionali detenuti all’estero” ha esordito Tajani. Lo stesso ha poi spiegato che “per ciascun detenuto, indipendentemente dal merito della loro situazione giudiziaria, ci adoperiamo per fornire assistenza e garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali. Così abbiamo fatto, fin dal primo giorno, per il caso Salis, ben prima che diventasse oggetto di polemiche politiche”.
Peccato che il 30 gennaio, dopo l’esplosione del caso con le immagini di Ilaria portata in catene in tribunale a Budapest, sembrava raccontare una storia ben diversa: “Dell’accompagnamento con le manette a mani e piedi l’abbiamo visto ieri, io non lo sapevo e non ero mai stato informato di questo. Come veniva trasportato il detenuto io non lo sapevo sinceramente. Noi abbiamo chiesto e abbiamo protestato che questo non accada” più, “vediamo dalla prossima volta che cosa faranno”. Tesi secondo cui il governo si sarebbe mosso bene e per tempo che viene contestata dal padre di Ilaria, Roberto Salis, che da giorni sostiene la tesi secondo cui il governo Meloni ha abbandonato la figlia.
Ma questa non è l’unica affermazione che sembra contraddire il precedente racconto o comunque sembrano cozzare con quello che, fin qui, si sa del caso. “Grazie all’azione di sensibilizzazione condotta dalla nostra diplomazia nei confronti delle autorità ungheresi, la signora Salis ha ottenuto un miglioramento delle condizioni detentive, dalla concessione dell’ora d’aria alle condizioni igieniche e all’effettiva ricezione del denaro inviatole. Come lei stessa ha confermato in una lettera del 24 marzo” ha aggiunto il titolare della Farnesina ammettendo implicitamente che la magistratura del Paese guidato dall’alleato di Giorgia Meloni, Viktor Orbán, ha leso i diritti della detenuta.
Peccato che come fanno notare le opposizioni, stavolta incluse Italia Viva e Azione che non hanno lesinato critiche ai ministri Tajani e Nordio per la gestione del caso, non c’è stata alcuna presa di posizione contro l’Ungheria specie in sede europea. Accuse da cui il leader di Forza Italia ha provato a difendersi spiegando che “il 22 gennaio 2024, in occasione del Consiglio Affari Esteri dell’Ue, ho sollevato il caso con il ministro degli Esteri ungherese (…) e ho sottolineato che il Governo italiano esige il rispetto dei diritti e delle garanzie previste dalle norme europee, in sintonia con la nostra civiltà giuridica”. Poi, in ultimo, Tajani ha attaccato: “A chi grida ‘Riportate Ilaria in Italia!’, chiederei a quale soluzione stia pensando. L’unica via per noi percorribile, per un reato commesso in uno Stato membro dell’Ue, è quella del rispetto delle regole.
Il ministro degli Esteri dice di seguire da mesi il caso della maestra detenuta in Ungheria. Ma seppe delle catene solo il 29 gennaio
Intervento del ministro sul caso di Ilaria Salis fortemente criticato dal vicepresidente M5S e capogruppo in commissione Esteri, Riccardo Ricciardi, che ha tuonato: “Il 30 gennaio il ministro Tajani dichiarava che non avere notizie di trattamenti di detenzioni particolari. E oggi ci viene a fare l’elenco di come eravate informati. Quando ce l’ha detta la bugia, il 30 gennaio o oggi? Perché se lei ministro era a conoscenza come risulta da quello che ci ha detto oggi, poi non può dire il 30 gennaio di non saperne nulla”. Duro anche il Partito democratico con Andrea Orlando che attacca il governo spiegando che “nel corso di quest’anno, l’attività politico diplomatica finalizzata ad evitare ad una nostra concittadina trattamenti disumani e degradanti è stata praticamente nulla (…) e quest’ignavia, signor ministro, si è trascinata sino a questi giorni ed è proseguita in queste ore”.