La Bce mette sotto accusa le imprese, ritenendo che l’inflazione sia causata in gran parte dai profitti delle aziende. Nonostante questo, però, la politica della Banca centrale non cambia: per combattere il caro-vita si continua ad alzare i tassi e a chiedere di non aumentare i salari. Invece che intervenire contro i maxi-profitti delle imprese.
Francoforte fa sapere che sta continuando a tenere sotto i riflettori i margini di profitto delle imprese, nell’analisi del suo bollettino economico. A giudizio della Bce i margini unitari delle imprese hanno registrato una forte crescita negli ultimi trimestri, il che ha comportato “contributi visibili alle pressioni inflazionistiche nell’eurozona”.
L’inflazione causata dai profitti delle aziende
Praticamente le aziende, secondo quanto spiega la Bce, di fronte ai forti rincari dei costi (derivanti soprattutto dal caro energia) invece che assorbire parte degli aumenti intaccando i loro margini, hanno deciso di continuare ad alzare i prezzi, aumentando anche i loro profitti.
La Banca centrale si attende che questa tendenza si vada smorzando, con i margini utilizzati in parte per assorbire i rincari. Da mesi, comunque, l’Eurotower sta tenendo d’occhio l’andamento dei margini delle imprese. Anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, si è soffermata sul tema negli scorsi giorni, spiegando che nella prima fase d’inflazione le imprese hanno reagito “al forte aumento dei costi degli input difendendo i propri margini e trasmettendo i maggiori costi ai consumatori”.
Ciò che non ci si aspettava è che le imprese non abbiano, come in passato, assorbito “l’incremento dei costi nei margini di profitto”. Quel che di diverso è successo è che con rincari così alti per i consumatori è stato difficile capire se gli aumenti fossero dovuti a un incremento dei costi o dei profitti e per questo hanno tollerato di più il caro-prezzi.
Alla fine, spiega Lagarde, “i profitti per unità di prodotto hanno contribuito per circa due terzi all’inflazione interna nel 2022, mentre nei vent’anni precedenti il loro contributo medio era stato di circa un terzo”. Ora questa fase si sta esaurendo e, secondo Lagarde, “i lavoratori cercano di recuperare potere di acquisto chiedendo aumenti di stipendio“.
La Bce boccia gli aumenti di stipendio
Secondo Lagarde i salari dovrebbero aumentare “di un ulteriore 14% da qui alla fine del 2025 e tornare pienamente in termini reali al livello pre-pandemico”. Ma la preoccupazione della Bce sugli stipendi resta sempre la stessa: non devono salire troppo per non creare una spirale inflazionistica. In sostanza, l’inflazione è causata soprattutto dai maxi-profitti delle aziende che aumentano i costi di qualsiasi prodotto. E la soluzione, per Lagarde, non è intervenire su questi costi troppo alti, ma sui salari dei lavoratori. Così le aziende continuano ad avere profitti extra e, di fatto, a speculare, mentre i lavoratori diventano sempre più poveri.