Il finanziamento complessivo supera quota 45 milioni. Tutti, ci mancherebbe, utilizzati per fini lodevoli, dato che parliamo di accoglienza. Questa, infatti, è la somma che il Viminale ha assegnato, per il prossimo triennio (da giugno 2017 a luglio 2020) ai tanti progetti nell’ambito della rete Sprar (Sistema di protezione e accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati), nato dopo il clamoroso boom di sbarchi. Sono, in pratica, tutti quei progetti, portati avanti da Comuni e Province, che vengono in soccorso dei Centri di prima accoglienza, ormai al collasso. Nel dettaglio parliamo – spiega la nota del ministero dell’Interno – di 99 progetti per un totale di 2.871 posti, di cui 88 progetti per 2.506 posti ordinari, 4 progetti per 40 posti per “soggetti con necessità di assistenza sanitaria, sociale e domiciliare, specialistica e/o prolungata o con disagio mentale e/o psicologico”, 7 progetti per i minori non accompagnati per 325 posti. D’altronde Marco Minniti l’aveva detto: c’era esigenza di rivoluzionare il sistema dell’accoglienza.
Bene, sarà avvenuto? A quanto pare no. L’assegnazione dei fondi resta un far west. Dai documenti visionati da La Notizia, infatti, emerge che Comuni diversi, pur avendo ottenuto uguale punteggio per lo stesso numero di rifugiati da accogliere, avranno un finanziamento decisamente differenti. Un esempio su tutti: il Comune di Capena (in provincia di Roma) ospiterà 24 rifugiati e riceverà 286mila euro, visto un punteggio raccolto, secondo i dati del ministero, di 60 punti. Il Comune di Montopoli Sabina (Rieti) ha ottenuto ugualmente 60 punti, per un progetto che prevede l’accoglienza di 22 rifugiati, dunque due in meno rispetto a Capena. Eppure riceverà un contributo di 335mila euro. È evidente, dunque, la sproporzione.
Caos totale – È questo l’unico caso? Ci mancherebbe. Scendiamo nel profondo Sud, a Vibo Valentia. Per l’esattezza a Vallelonga. Qui il Comune ha presentato un progetto per accogliere 25 rifugiati. Contributo assegnato: 373mila euro. Eppure sono 25 anche i migranti che ospiteranno Vaccarizzo Albanese (Cosenza) e Caprarica di Lecce: il primo Comune riceverà 329mila euro, il secondo 303mila euro. Ma c’è di più: per la stessa quota di migranti al Comune di Saint-Vincent (Aosta) verrà assegnato un contributo molto più alto, 403mila euro. Insomma, un Far West nell’assegnazione dei fondi in piena regola, nel quale ci si perde. Per dire: appare quantomeno surreale che Partinico (Palermo), che accoglierà 60 rifugiati, riceverà un contributo di 760mila euro. Ebbene, Roccavignale (provincia di Savona) ne ospiterà 51, però godrà di un fondo di 900mila euro, mentre Guardiagrele (Chieti) per gli stessi 60 posti prenderà 991mila euro. Addirittura pure un altro paesino abruzzese, Carunchio, che prevede di ospitare 45 rifugiati, riceverà un contributo maggiore rispetto a Partinico: 793mila euro. Per inciso: il punteggio registrato dal comune palermitano, (64,0), è maggiore a quello invece registrato da Carunchio (60,0). Verrebbe da chiedersi allora a cosa servano i punteggi nell’assegnazione dei fondi.
Il monito inascoltato – Ma non è finita qui. Perché il bello è che il Viminale era già stato allertato, riguardo a un’assegnazione poco rigorosa dei fondi, addirittura dalla Corte dei Conti. A gennaio la relazione dei magistrati contabili, sollevando casi simili (per l’anno 2015, sia il Comune di Ostuni, in Provincia di Brindisi, che il Comune di Ercolano, Napoli, hanno offerto un servizio di accoglienza identico, entrambi per 15 posti, ricevendo però finanziamenti che registravano una differenza del 91%), aveva parlato di una differenza “chiaramente sproporzionata” nell’assegnazione dei contributi. Non è un caso che, in quella circostanza, la Corte abbia sottolineato l’esigenza di “utilizzare in modo efficace i fondi stanziati per l’accoglienza”. Ecco, il sistema, almeno per ora, non è cambiato. Checchè ne dica il ministro Minniti.
Tw: @CarmineGazzanni