di Angelo Perfetti
Un assegno da 30 milioni di rupie indiane, circa 386mila euro. Era stato depositato l’anno scorso dall’armatore della Enrica Lexie come garanzia per il dissequestro della nave. Lo ha deciso la Corte suprema indiana, ordinando la restituzione al Tribunale di Kerala, quello che sta processando i nostri marò. E’ il primo vero segnale di distensione tra India e Italia, dopo oltre 500 giorni di tensione sul caso dei fucilieri di marina accusati di aver ucciso due pescatori.
Il passo avanti
La decisione mette fine a un contenzioso che risale allo scorso maggio quando la compagnia di navigazione napoletana Fratelli d’Amato aveva dovuto depositare presso l’Alta Corte del Kerala l’assegno e una fideiussione bancaria dello stesso ammontare.
La restituzione dovrà avvenire con gli interessi e nelle prossime due settimane. Il 2 maggio 2012 la Corte Suprema di New Delhi aveva detto sì alla partenza della nave ponendo pero’ alcune condizioni, tra cui quella della garanzia bancaria, per assicurare il ritorno dell’equipaggio in India nel caso fosse stato richiesto dalle autorità giudiziarie.
Gli intoppi esistenti
I due marò sono stati sentiti dalla polizia antiterrorismo Nia che sta conducendo l’inchiesta sull’omicidio di due pescatori indiani. ‘’E’ stato un interrogatorio corretto e appropriato”, ha
detto De Mistura. Ma resta la questione degli altri quattro fucilieri facenti parte della pattuglia imbarcata sulla Enrica Lexie; l’India li vuole interrogare nei propri tribunali, l’Italia si oppone e punta o a ospitare in ambasciata in Italia i giudici indiani oppure ad una videoconferenza. “La questione della audizione dei quattro marò è stata spiegata da me con fermezza – ha assicurato l’inviato Staffan de Mistura – e sono
sicuro che troveremo una formula alternativa seguendo alcune procedure formali”.
La figuraccia internazionale
Al di là delle rassicuranti parole di De Mistura e del ministro Bonino, resta la pessima figura fatta dall’Italia in questa vicenda. Ha acconsentito l’attracco in India pur essendo la Enrica Lexie in acque internazionali, ha consentito l’arresto dei fucilieri pur essendo questi imbarcati e dunque su suolo italiano, ha abdicato al diritto internazionale consentendo che il giudizio s’incardinasse in un tribunale indiano invece che in paatria o, in alternativa, davanti ad un organismo internazionale. Ha alzato la voce quando i nostri marò sono riusciti a rientrare in Italia salvo poi rispedirli a Nuova Delhi (Per proteggere gli interessi economici italiani, è stato detto). E ora ha ancora da risolvere la questione dell’interrogatorio degli altri 4 marò. Senza considerare che il giudizio sui fucilieri arrestati Massimiliano La Torre e Salvatore Girone è tutt’altro che scontato.
Relazione in Commissione
Il ministro Bonino ha incontrato il ministro degli esteri indiano, Salman Khurshid, a Budapest, auspicando “una rapida conclusione del processo”. Intanto le Commissioni riunite III Esteri e IV Difesa della Camera svolgeranno l’audizione informale del Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri “marò” dottor Staffan de Mistura.