Con l’esplosione dei cercapersone in Libano sono stati colpiti non solo gli hezbollah, ma anche molti civili. Questo non è terrorismo?
Antonio Veccia
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Gentile lettore, Israele viola da sempre le leggi internazionali e l’Onu lo ha stigmatizzato fin dagli anni ’60 con le prime (di tante) risoluzioni con cui ordinava a Tel Aviv di ritirarsi dai territori occupati. Risoluzioni rimaste lettera morta grazie alla copertura diplomatico-militare di America ed Europa, che né in passato né oggi hanno mai imposto la minima sanzione a Israele. Ciò ha garantito a Tel Aviv piena impunità per massacri, omicidi e azioni che, se compiute da qualsiasi altro Paese, sarebbero trattate come puro terrorismo. Anche l’attacco con i cercapersone esplosivi è terrorismo, perché mirato a colpire militari e civili: tra le vittime bambini in auto insieme ai padri, donne e anziani in autobus, ecc. L’attacco era privo di qualsiasi valore tattico o strategico. E allora, perché? L’unica spiegazione logica l’ha data un sito americano vicino a Israele, Axios, il quale dice che il Mossad aveva ottenuto i codici per la “back door” dei cercapersone e dei walkie talkie e si proponeva di farli esplodere in caso di guerra aperta tra Israele ed Hezbollah, al fine di disturbare le comunicazioni del nemico. Però nei giorni scorsi due miliziani di Hezbollah avevano notato anomalie ai loro apparecchi e le avevano riferite ai comandi. Israele lo ha saputo e, prima che fosse avviata un’indagine, ha preferito far esplodere i congegni. Se non l’avesse fatto, Hezbollah avrebbe sventato la trappola e forse scoperto chi aveva dato i codici a Israele.