Limite dei due mandati e appoggio al Governo. Il secondo giorno della missione romana di Beppe Grillo si concentra sui due punti più spinosi dell’agenda 5 Stelle rimasti in sospeso dopo la scissione di Luigi Di Maio.
Una scissione, secondo il cofondatore, pianificata “a tavolino”. Anche se il garante ha ribadito di non portare rancore nei confronti del ministro degli Esteri e di quanti hanno deciso di lasciare la sua creatura.
Limite dei due mandati
Ma i problemi restano. A cominciare proprio dal limite dei due mandati, rispetto al quale Giuseppe Conte avrebbe chiesto di concedere un numero limitato di deroghe, per il 5 o al massimo il 10% dei parlamentari al secondo mandato.
Un’opzione, però, alla quale l’Elevato avrebbe ribadito il suo secco no. Tema tutt’altro che di poco conto. Perché per i veterani del Movimento, a cominciare da una serie di big e volti noti, come la vice presidente del Senato Paola Taverna, l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, l’ex sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Gianluca Castaldi, l’attuale ministro Federico D’Incà e l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, tanto per fare qualche nome, la carriera politica finirebbe allo scadere dell’attuale legislatura.
Due mandati, pro e contro
Una questione sulla quale non mancano diversi punti di vista anche tra le truppe parlamentari 5 Stelle.
Con l’ex ministro Danilo Toninelli, pure lui al secondo mandato, assolutamente d’accordo con Grillo sulla necessità di non modificare il limite imposto dalle regole fondative: “Va mantenuto, anzi lo applicherei anche alle altre forze politiche. Non va bene neanche una deroga a questo limite, Casaleggio diceva che derogare ad una regola è come cancellarla”.
Ma non manca chi propone soluzioni diverse. Come quella avanzata dal senatore Alberto Irola di rimettere la decisione finale agli iscritti: “Gianroberto Casaleggio avrebbe detto questo”.
Appoggio al Governo
Altra questione riguarda la permanenza in maggioranza e nel governo dei Cinque Stelle. Un punto sul quale Grillo avrebbe ribadito la necessità di confermare il sostegno all’esecutivo Draghi (“Non si esce per un inceneritore”) ma entro limiti precisi, a partire dalla transizione ecologica.
Tuttavia il Garante non avrebbe chiuso all’ipotesi di appoggio esterno, cioè di restare in maggioranza ma ritirando i ministri pentastellati per lasciarsi le mani libere sui singoli provvedimenti proposti dal governo di qui alla fine della legislatura.