Dopo una campagna elettorale costruita sul “superamento della legge Fornero” e su una “riforma delle pensioni” che avrebbe dovuto essere il primo atto al governo ora alla Lega di Matto Salvini tocca fare i conti con la realtà. Il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon in un’intervista a Repubblica spiega che non hanno “rinunciato ad abolire la legge Fornero” ma si stanno “avvicinando”.
Con una perifrasi dolce Durigon ammette quindi che non ci sarà nessuna possibilità di mantenere le promesse della campagna elettorale. “Faremo una riforma delle pensioni per un decennio – dice il sottosegretario – incentivando a restare al lavoro nei settori in cui c’è bisogno. E favorendo l’uscita con 41 anni di contributi negli altri”. Inutile dire che per indorare la pillola il sottosegretario di Salvini promette per il 2024 un “anno chiave per le pensioni” e che all’orizzonte si intravede comunque “quota 41”. Peccato che di Quota 41 con il ricalcolo contributivo al momento non si intraveda nemmeno l’ombra nelle riforme in programma per quest’anno e peccato che il ricalcolo contributivo significhi una perdita secca di almeno un quarto della pensione.
Come sottolineano Riccardo Magi di +Europa, Franco Mari di Avs, Chiara Appendino del M5S e Annamaria Furlan del Pd la grande riforma delle pensioni sarà il grande imbroglio per le generazioni future: l’uso smodato della flessibilità in uscita peserà sulle nuove generazioni che non prenderanno mai una pensione decente. Prima c’è stata l’abolizione di Opzione Donna, poi il peggioramento di quota 103 e dell’Ape Sociale e ora si prospetta quota 41 con i tagli del ricalcolo contributivo. La legge Fornero ora sembra quasi il meno peggio.