Alla fine la procura di Genova, come si mormorava da giorni, ha chiesto il giudizio immediato per l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini.
La richiesta è stata inoltrata al Gip che dovrà ora verificare che sussistano le condizioni ed entro 5 giorni (ma il termine non è perentorio) fissare la data del processo. Il dibattimento potrebbe iniziare tra ottobre e novembre. I tre indagati hanno 15 giorni, dopo il decreto che dispone il giudizio, per scegliere eventuali riti alternativi come l’abbreviato o il patteggiamento.
È stato il procuratore capo Nicola Piacente a comunicarlo agli avvocati dei tre indagati. “Noi non chiederemo alcun rito alternativo”, hanno spiegato i legali. “Avremo tutto il materiale da studiare, comprese una serie di intercettazioni che finora non abbiamo mai sentito – ha dichiarato il legale di Toti, Savi, “Vogliamo ascoltare anche i toni usati perché a volte potrebbero essere delle battute”.
Trenta pagine di prove contro Toti
E di materiale probatorio a carico dei tre ce n’è tanto: la richiesta di immediato da parte della Procura contiene un elenco dettagliato delle fonti di prova (30 pagine). Si tratta di 35 testimoni, 44 dispositivi elettronici (tra telefonini, computer, hard disk e chiavette), l’elenco delle intercettazioni di cui si chiederà la trascrizione e 28 informative della Gdf.
Le polemiche per il Pd Ermini a capo della holding di Spinelli
Ma a tenere banco, oggi è la politica. O meglio, lo sconcerto del centrosinistra per la nomina di David Ermini – ex vicepresidente del Csm e membro della Segreteria Pd – alla guida di Spininvest, la holding del Gruppo Spinelli. Una decisione che i segretari dem di Genova e Liguria, in una nota unitaria, hanno definito “inopportuna”.
Il primo autogol del centrosinistra
Un gigantesco autogol nella partita delle regionali, che vede il centrosinistra partire in vantaggio. “A volte la realtà è più sorprendente dell’immaginazione”, commenta il consigliere regionale Ferruccio Sansa, “Ermini è stato nominato presidente della Holding della famiglia Spinelli. Avete capito bene. Gli Spinelli finiti agli arresti insieme con Toti e Signorini. Quando l’ho letto ho rischiato l’ulcera”. Sansa ricorda, tra l’altro, che “Ermini era stato commissario del Pd ligure. E chissà che proprio in quell’occasione non si sia fatto apprezzare dagli Spinelli. Sono fatti interni al Pd, dirà qualcuno. Ma nel momento in cui proviamo a formare una coalizione, noi abbiamo il diritto e il dovere di dire una cosa: questa non è e non sarà mai la politica per cui vogliamo batterci. Su questa strada non ci saremo. Se il Pd vuole dimostrare di volere il cambiamento deve farlo subito”.
I rapporti discussi tra Pd genovese e mondo portuale
La mossa Ermini conferma ancora una volta i rapporti complicati tra il mondo portuale genovese e il Pd, a partire dalla maxi inchiesta che riguarda anche i rapporti tra il presidente di Ente Bacini, Mauro Vianello, da sempre considerato vicinissimo ai dem, e l’ex presidente dell’Autorità portuale ed ex Ad di Iren, Paolo Signorini. O dalla nomina ad Ad sempre di Ente Bacini, dell’ex segretario del Pd genovese, Alessandro Terrile, che attaccato proprio su questo da Sansa nella campagna elettorale per le comunali del 2022, si era sentito costretto ad abbandonare la corsa, non senza strascichi polemici.
Lo scontro Orlando-Ermini
A raccogliere l’invito di Sansa è stato il candidato in pectore del centrosinistra, Andrea Orlando, che, secondo quanto rivelato dal suo staff, avrebbe chiamato Ermini per chiedergli di valutare “con attenzione” l’opportunità di una rinuncia all’incarico, sottolineando come tale scelta potesse esporre “a equivoci e strumentalizzazioni come peraltro sta già avvenendo in queste ore”.
L’ex vice presidente del Csm “ha ribadito che si tratta di un incarico esclusivamente di natura professionale, senza alcuna implicazione politica, e ha assicurato che si chiarirà con azioni concrete nelle prossime ore la natura della sua funzione, che non vuole incidere nella vicenda processuale”. Orlando, fa sapere ancora lo staff, “ha insistito perché Ermini valutasse con la dovuta attenzione l’opportunità di una rinuncia”.
D’Angelo (Pd) chiede le dimissioni di Ermini dalla segreteria
Intanto il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Simone D’Angelo, in aula ha dichiarato: “Provo sconcerto e rabbia, sconcerto perché è assurdo che chi dal 2023 fa parte del Pd abbia deciso di accettare quell’incarico senza sentire il bisogno di confrontarsi con il partito; rabbia perché non capisco cosa abbia portato l’ex numero due del Csm accettare un incarico che gli è stato offerto non perché esponente del Pd, ma come garanzia processuale, questo è il tema più grave”, arrivando a chiedere le dimissioni di Ermini dalla direzione nazionale.