Purtroppo un’altra tragedia scuote il Mediterraneo con l’affondamento di un barcone nel crotonese che ha causato almeno 64 morti. Una strage per la quale le Ong attaccano le destre a causa del ‘decreto Ong’ che renderebbe difficili i salvataggi di migranti in mare, mentre il governo se la prende con il meteo avverso, l’Europa e gli scafisti.
Ettore Licheri, senatore M5S, lei oggi è vice presidente della Commissione Esteri ed in passato è stato Presidente della Commissione affari europei in Senato, a suo parere come stanno davvero le cose?
“I dati oggettivi importanti per inquadrare questa tragedia sono due. Il primo è da dove è partita questa ennesima spedizione di disperati: da Izmir, in Turchia, ovvero da un noto centro di trafficanti di esseri umani che operano alla luce del sole e con la complicità delle autorità locali. Questo ci dice che il primo corno del problema, quello a monte, è quello del contrasto al criminale business dell’immigrazione prosciugando la domanda, ovvero creando percorsi sicuri, ordinati e legali per migranti e rifugiati. Il secondo è la dinamica del naufragato questo barcone: si è schiantato sugli scogli a pochi metri dalla spiaggia nelle prime ore di domenica dopo che i droni di Frontex lo avevano individuato la sera prima quando era ancora 65 chilometri al largo. Al netto delle oggettive difficoltà di soccorso dovute alle proibitive condizioni del mare, c’è da chiedersi cosa sarebbe successo se su quella barca ci fossero stati turisti europei: si sarebbe trovato il modo di trarli in salvo o no? Forse si poteva e si doveva fare di più per salvare questi esseri umani come noi”.
Dopo la tragedia la Meloni ha chiesto di non speculare sulla pelle dei migranti. Ma non è stata lei a cavalcare il tema in campagna elettorale e ad aver dipinto questo fenomeno come un’emergenza nazionale?
“Non tolleriamo lezioni in materia da chi speculando sulla questione migratoria ha costruito la sua carriera politica. Detto questo, il M5S non ha speculato, si è limitato a dire che gli slogan non bastano. Non basta dire ‘togliamo di mezzo le navi Ong’ che sono un ‘pull factor’. Perché i fatti dimostrano che la cinica logica del ‘meno ne salvi, meno ne partono’ non funziona, tanto che da quando il decreto è in vigore gli sbarchi sono aumentati a dismisura”.
Per uno strano scherzo del destino, soltanto pochi giorni fa il ministro Piantedosi esultava perché, a suo dire, grazie all’azione del governo di Centrodestra sono stati “scongiurati 21 mila arrivi da Libia e Tunisia”. Eppure i dati del Viminale sembrano dire altro visto che a gennaio scorso sono sbarcati 4.959 migranti, con un incremento del 60% rispetto allo stesso mese del 2022…
“La propaganda del Viminale è smentita dai dati del Viminale: secondo i dati dello stesso ministero di Piantedosi, da inizio anno, quindi sempre con decreto anti-Ong già in vigore, registra quasi 15 mila sbarchi: quasi il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e anche dell’anno precedente. Il mio pensiero va alla povera Lamorgese crocifissa ogni giorno da una destra che ora ammette la triplicazione degli arrivi nelle nostre coste. Dovrebbero almeno chiederle scusa”.
Intanto Meloni continua a dire che il tema dei migranti è un problema comunitario e che è soltanto grazie a lei che l’ultimo Consiglio europeo straordinario, a suo dire per la prima volta nella sua storia, ha riconosciuto l’immigrazione come “un problema europeo”. Ma è davvero così?
“Niente affatto. È un’altra menzogna e lo dico da ex Presidente della Commissione Affari Europei nella scorsa legislatura. Questo approccio è stato sancito per la prima volta nel Consiglio europeo del giugno 2018, e non con una frasetta ma con un lungo e dettagliato documento sul quale l’allora premier Conte costrinse i leader europei a trattare per tutta la notte. Un accordo, quello sì storico, che per la prima volta, su richiesta dell’Italia, superava il regolamento di Dublino sulla responsabilità esclusiva del Paese di primo approdo nell’accoglienza dei migranti sancendo invece il principio della solidarietà europea e delle redistribuzioni interne. Principi che sono poi sempre stati ostacolati proprio dagli amici sovranisti europei di Meloni, i quali rappresentano il motivo per cui lei non potrà mai fare il vero interesse dell’Italia in materia di immigrazione. Da allora sono state ben sette le pronunce passate sia del Parlamento Europeo che della Commissione dove si riconosceva la dimensione europea del fenomeno delle migrazioni e della necessità di un meccanismo strutturale e sistematico di redistribuzione dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. L’inclinazione a mentire di questa Presidente del Consiglio lascia allibiti”.
Proprio sul come gestire i flussi migratori la premier Meloni sembra avere le idee un po’ confuse. Da un lato chiede le ridistribuzioni tra i Paesi dell’Unione europea mentre dall’altro serra l’alleanza con gli Stati del patto di Visegrad che non ne vogliono sapere. Lei come giudica le strategie e le alleanze della premier?
“La Meloni non ha affatto le idee confuse. Quando parla di ‘risposta europea’ si riferisce ai rimpatri, non alla redistribuzione dei migranti in Europa perché lei ha sempre detto che questa non è la soluzione, ma solo uno ‘specchietto per le allodole’. La sua posizione non è pragmatica, è ideologica: lei non si batte per superare gli accordi di Dublino che lasciano sola l’Italia perché, alla faccia del patriottismo, antepone agli interessi nazionali quelli dell’internazionale sovranista e dei suoi amici di Visegrad. E la strategia della Meloni è chiarissima: non risolvere il problema così da poter continuare a sfruttarlo a scopo politico. Perché se da domani venisse meno l’emergenza immigrazione, questa destra estremista di governo perderebbe la sua stessa ragion d’essere”.