Sullo sblocco dei licenziamenti “è difficile tornare indietro, semmai bisognerà fare attenzione a quello che succederà a ottobre ed arrivarci pronti avendo già definito i nuovi ammortizzatori sociali anche per le piccole imprese”. È quanto ha detto a La Stampa il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a proposito dello sblocco dei licenziamenti (leggi l’articolo).
Gianetti, Gkn, Whirlpool: cosa si può fare per frenare la fuga delle multinazionali? “Le soluzioni – ha aggiunto Orlando -, rispetto a soggetti che hanno una dimensione sovranazionale, vanno cercate sia a livello nazionale sia livello europeo. Non basta la dimensione nazionale. Da un lato è importante limitare con un salario minimo europeo il dumping salariale, che alcuni paesi dell’Unione europea applicano, e dall’altro bisogna utilizzare questa ondata di finanziamenti che avremo col Recovery plan per responsabilizzare di più le imprese e legarle con più forza al paese nel quale operano e dal quale ricevono sussidi, e tutti gli strumenti che vanno in questa direzione vanno utilizzati. Per questo proporrò al ministro Giorgetti di confrontarci per rafforzare questo tipo di misure che già esistono ma che oggi, evidentemente, non sono sufficienti ed incisive”.
“Sia Giannetti che Gkn – ha detto ancora il ministro del Lavoro a proposito dei licenziamenti nelle due aziende – operano nell’automotive e non credo che sia un caso. Vanno presi come due campanelli d’allarme e per questo bisogna attivare subito un tavolo di confronto su questa filiera perché è evidente che la transizione ecologica non lascerà tutto invariato. Produrrà una serie di effetti che vanno affrontati per tempo e non soltanto col meccanismo ex post degli ammortizzatori sociali. Abbiamo bisogno di prevedere i prossimi mesi e i prossimi anni e di costruire politiche industriali in grado di contenere i danni e accompagnare le trasformazioni”.
“Credo che queste situazioni – ha concluso il ministro – non possono essere affrontate con strumenti di carattere generale ma con strumenti mirati e specifici, che consentano di agevolare i processi di reindustrializzazione e di rafforzare le sanzioni per chi ha ottenuto finanziamenti e poi si disimpegna da attività magari ancora efficienti”.