“La situazione in Libia resta molto preoccupante”. E’ quanto ha detto l’inviato aggiunto dell’Onu, Stephanie Williams, in conferenza stampa a Monaco, dopo il Follow up Committee sulla Libia. “Nonostante alcuni segnali positivi”, ha spiegato, “la popolazione continua a soffrire e la situazione economica continua a deteriorarsi”, esacerbata dal blocco del petrolio che fa perdere al paese africano “circa 60 milioni di dollari al giorno”. “Dobbiamo davvero fare un passo avanti. E’ complicato – ha aggiunto Williams – perché ci sono violazioni di terra, mare e aria, ma deve essere monitorato e serve un sistema di attribuzione delle responsabilità”. “In Libia – ha detto invece l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell (nella foto) – il cessate il fuoco non c’è ancora, la tregua e l’embargo sulle armi sono state violate, il conflitto prosegue. Il processo politico di Berlino è ancora in corso, ma la situazione sul terreno è molto brutta”.
“La minaccia terroristica in Libia, così come in altre aree, ad esempio il Sahel, è autentica e l’Italia è pronta, attraverso un approccio olistico ma con una visione più ampia che affronti questioni tra loro legate” afferma, in un’intervista al quotidiano La Stampa, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Non bisogna essere Alice nel paese delle meraviglie – aggiunge -, lo vedo che continuano a esserci razzi su Mitiga, che si combatte, che ci sono violazioni della tregua. Ho visto Haftar il 17 dicembre, era refrattario ad accettare un percorso come quello avviato il 19 gennaio a Berlino. L’ho incontrato questa settimana, ora riconosce che quella via può essere la soluzione”.
“E’ un tema che abbiamo posto da mesi – afferma invece il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in un’intervista al quotidiano La Repubblica -, mesi in cui abbiamo segnalato che il formato E3 – Germania, Francia, Regno Unito – era insufficiente per affrontare situazioni di crisi e impostare efficacemente un lavoro comune. Mi riferisco in particolare all’Iraq e alla Libia, ma anche ad altre urgenze. Ne abbiamo discusso più volte con la mia omologa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer, anche nel nostro colloquio più recente. E che lei abbia riconosciuto a Monaco la necessita’ di superare l’E3 includendo l’Italia, è un passo che giudico positivo”.
“Adesso alle dichiarazioni dobbiamo far seguire i fatti. Per me – aggiunge il ministro della Difesa – è importante che si vada nella direzione di un superamento dell’E3. Ed è un tema su cui abbiamo insistito tutti, anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il mio collega degli Esteri, Luigi Di Maio, nei loro colloqui con gli omologhi di Londra, Berlino e Parigi. Parlare di Iraq prescindendo dall’Italia è un azzardo. Di questi quattro Paesi presenti lì, abbiamo uno dei contingenti più significativi, 900 militari. Siamo una componente importante della coalizione anti-Isis, alla cui riunione ho partecipato in apertura della Conferenza di Monaco. Certo, la stabilità è un elemento importante anche nell’interlocuzione con gli altri Paesi. Tuttavia immaginare soluzioni alla crisi libica, senza l’Italia in campo non ha senso, credo se ne siano resi conto”.