Un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto tra le milizie riunite a Tripoli con la mediazione delle Nazioni Unite. Vedremo ora se verrà rispettato dalle stesse forze in campo. La notizia è arrivata nella serata di oggi. L’accordo, che prevede la riapertura dell’aeroporto e la garanzia che le proprietà pubbliche e private non verranno violate, è stato raggiunto nel corso dell’incontro tra i rappresentanti dei gruppi che si fronteggiano nella capitale, con la mediazione del segretario generale dell’Onu Ghassan Salamè. L’annuncio dell’Unsmil è arrivato dopo circa due ore dall’inizio della riunione convocata dalle stesse Nazioni Unite con tutti i soggetti protagonisti dei recenti scontri a Tripoli: oltre a Salamé, erano presenti i rappresentanti delle Nazioni Unite, del consiglio presidenziale, del ministero dell’Interno, degli ufficiali e dei leader dei diversi gruppi armati “presenti a Tripoli e intorno a Tripoli” per “discutere della situazione della sicurezza nella capitale della Libia”.
Giornata di fuoco – L’accordo arriva dopo una giornata di nuovi violenti scontri nei quartieri periferici di Tripoli. Sono stati uditi colpi di mortaio sulla strada per l’aeroporto, vicino all’insediamento militare di Hamza, a sud della capitale, e a Wadi Alrabie a sud est. Con gli scontri armati sono ripresi anche sporadici lanci di razzi di tipo Grad. La Settima Brigata, quella vicina al generale Haftar e ostile al governo di sicurezza nazionale presieduto da Fayez al-Sarraj, ha presidiato “almeno fino alle 13 di oggi la propria posizione utilizzando anche blocchi di cemento”, precisano le fonti, segnalando scontri pure nella zona di Al Hadba. Intanto continuano le fughe non solo dalle carceri ma anche dai centri di detenzione. Centinaia di “migranti illegali”, forse oltre 500, sarebbero scappati da uno di questi centro la strada dell’aeroporto a Tripoli, la capitale libica, come sostiene il portale Libya Observer, che spiega su Twitter che i migranti sarebbero diretti verso “luoghi più sicuri” mentre violenti combattimenti si registrano nei pressi della struttura. Sul web circola un video della presunta fuga dei migranti, la cui autenticità non può tuttavia essere confermata, sottolinea lo stesso portale. Un portavoce del Dipartimento libico per la lotta all’immigrazione illegale, non a caso, ha smentito la notizia. La tensione, però, resta altissima. Nella giornata di ieri a preoccupare è stato l’incendio che ha colpito la ex sede dell’ambasciata Usa in Libia a Tripoli, fortunatamente senza che ci siano stati né feriti né danni ingenti. Nel corso della giornata, però, gli scontri sono stati tanti e vari, con gli inevitabili sfollati in fuga dalle zone di confine della capitale libica, oggetto degli scontri.
Migranti in pericolo – Nonostante l’accordo, però, la tensione resta alta, soprattutto perché donne e bambini sono in pericolo di vita. Secondo l’allarme lanciato dall’Unhcr, la vita di migliaia di civili, libici, rifugiati e migranti, è a rischio. “Il recente bombardamento di quartieri abitati da civili – sottolinea l’organizzazione – ha provocato morte e distruzione, ha costretto le persone a fuggire ed è motivo di grande preoccupazione”. Ieri un team dell’Unhcr ha visitato le famiglie e valutato la loro situazione; in coordinamento con altre agenzie umanitarie, fornirà aiuti di emergenza, ma le persone in stato di necessità sono in aumento. “L’attuale situazione della sicurezza nella capitale libica è instabile, imprevedibile e sta limitando l’accesso delle agenzie umanitarie sia ai libici sfollati che ai rifugiati colpiti dagli scontri”, aggiunge l’ente, che domenica scorsa ha distribuito aiuti alimentari per una settimana nei centri di detenzione governativi.