Italia e Stati Uniti d’America sosterranno il governo Serrraj in Libia. L’intesa è stata siglata oggi a Vienna nel vertice straordinario tra i due Paesi con l’intento di trovare la via d’uscita comune a un focolaio prima che sia troppo tardi: l’obiettivo principale resta quello di fermare l’avanzata dello Stato Islamico.
LE RICHIESTE – Dalla Libia non c’è stata alcuna richiesta di intervento diretto ma richiesta di “assistenza con addestramento e la rimozione dell’embargo delle armi al nostro governo: la comunità internazionale ha responsabilità verso la Libia, e quando si tratta di sconfiggere lo Stato islamico ricordo ai nostri amici che questo sarà raggiunto dagli sforzi libici e senza intervento militare straniero”. Il primo ministro libico Fayez Serraj non ci ha girato troppo intorno facendo pervenire le richieste alle potenze occidentali riunite ieri a Vienna. E da Usa e Italia ha incassato la piena fiducia: “I paesi riuniti a Vienna assicurano la loro disponibilità a rispondere alle richieste del governo libico per addestramento ed equipaggiamento della guardia presidenziale e forze che controlla in tutta la Libia”, hanno fatto sapere attraverso una nota congiunta il segretario di stato americano John Kerry e il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. A tal proposito il responsabile della Farnesina ha voluto chiarire in cosa consisterà l’impegno italiano in termini di soldati: “L’Italia, al pari degli altri Paesi europei presenti a Vienna ha declinato l’invito dell’Onu per la protezione degli uffici della missione delle Nazioni Unite a Tripoli, per la quale serve una forza multinazionale. Per Roma, è prioritaria la difesa della sede diplomatica italiana nella capitale libica, la cui riapertura è prevista nei prossimi mesi”. Insomma i soldati italiani, a quanto pare, dovrebbero essere mandati in Libia soltanto a protezione della nostra ambasciata. Anche il premier, Matteo Renzi, ha espresso soddisfazione: “L’attenzione sulla Libia è una scelta strategica per pacificare l’intera area del Mediterraneo e non solo per ridurre il numero dei migranti”.
AL SERVIZIO DEL GOVERNO – L’unico obiettivo della missione è “il sostegno alla sovranità, integrità territoriale e unità della Libia e la determinazione ad assistere le istituzioni nel loro percorso verso la prosperità con l’invio urgente di aiuti”. Il rifornimento di armi alle forze militari del governo di concordia avverrà non con il sollevamento dell’embargo dell’Onu ma attraverso richieste di eccezioni che la comunità internazionale è disposta ad accogliere pienamente. Il paese libico resta ancora fortemente nel caos nonostante il premier Serraj sia stato designato nello scorso mese di dicembre dopo un accordo fra le fazioni libiche favorito dall’Onu. A sostegno di Serraj anche il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond che ha invitato il governo libico sostenuto dall’Onu a mettere a punto una strategia nazionale di lotta contro l’Isis.