“Il governo ci ignora”. Si è conclusa con una triste constatazione la missione a Roma del Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, venuto in Italia per fare il punto sulle decine di episodi di allerta segnalati nei primi mesi dell’anno dalla Mappa sulla libertà di stampa dell’European centre for Press and Media.
“Siamo dispiaciuti perché non abbiamo incontrato nessuno dei rappresentanti del governo”, ha detto Sielke Kelner, una dei componenti del team del Mfrr che per due giorni è stato a Roma dove ha partecipato anche al sit in davanti la sede della Rai.
Il gruppo, spiegano i ricercatori, “aveva chiesto di essere ricevuto dal ministro della giustizia e/o dal viceministro Sisto, dalla presidente della Commissione Giustizia del Senato Bongiorno e da tutti i capigruppo della stessa commissione. E lo abbiamo chiesto anche al sottosegretario all’Editoria Barachini e a diversi parlamentari che hanno preso parte ai dibattiti sul media freedom act”.
Opposizioni attente alla libertà di stampa
Il gruppo ha invece incontrato il presidente e i commissari di Agcom, la presidente della Vigilanza Barbara Floridia, Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia. E poi Gruppo di Azione, il rappresentante per i media al Consiglio Ue Mazzella e, infine, i rappresentanti Usigrai.
Finita la Missione il gruppo se ne va con alcune raccomandazioni. Cambiare la legge di nomina del cda della Rai, depenalizzare il reato di diffamazione, evitare il conflitto di interessi con la possibile vendita dell’Agi al parlamentare Antonio Angelucci.
“Siamo un po’ dispiaciuti di non aver avuto un incontro con il governo. Vogliamo migliorare le cose soprattutto adesso che ci sono le leggi sul Media Freedom Act e sulla direttiva anti-slapp” contro le querele-bavaglio, spiega Renate Schroeder, componente della Missione. “La riforma sulla diffamazione non è conforme con gli standard europei”, dice.
Ma per l’Italia è ancora più importante l’articolo 5 del Media Freedom Act che – sottolinea Schroeder – garantisce l’indipendenza della RadioTv pubblica e l’elezione del board in modo trasparente e proporzionale: “cosa che non sta succedendo e lo sappiamo. Ma cambiare è un’opportunità”.
Anche per questo d’intesa con la presidente Commissione Vigilanza è saltata fuori una proposta: indire una sorta di Stati generali con professionisti, esperti indipendenti e partiti per fare questa riforma.