Lo sappiamo bene: Libero non è nuova a titoli sparati contro qualcosa o qualcuno. Ieri gli stranieri, oggi i “terroni”, domani la sindaca Raggi. Una volta ti ritrovi il titolo razzista e l’altra quello sessista. Ci siamo drammaticamente abituati alle sparate di Vittorio Feltri. Quello che pochi sanno, però, è che il quotidiano edito da Antonio Angelucci gode beatamente di fondi pubblici da tempo immemore. E, dunque, non ha affatto torto Luigi Di Maio quando, su Facebook, sottolinea come a pagare questi attacchi gratuiti siano, paradossalmente, anche gli stessi “terroni”.
Secondo i dati riportati dal dipartimento per l’Editoria, infatti, dal 2003 al 2017 il quotidiano ha ricevuto oltre 50 milioni di euro. Per l’esattezza: 53 milioni 208mila 349 euro. Ed è proprio nel 2003 che per il quotidiano con sede a Milano comincia la svolta: la società editrice prende in affidamento la testata di Opinioni Nuove e si lega al Movimento Monarchico Italiano. Una manovra che gli consente di beneficiare già allora di 5,3 milioni di euro. Da lì la strada è spianata: come si evince dalla tabella a lato, infatti, negli anni 2006 e 2007 il quotidiano arriva ad incassare oltre 7 milioni di euro.
E non sono certamente spiccioli anche quelli ricevuti negli ultimi anni. Basti pensare al 2017, ultimo anno a disposizione: 4,6 milioni. Senza dimenticare, tra le altre cose, che dal 2008 al 2012 il quotidiano neanche ha ricevuto finanziamenti pubblici. Una montagna di soldi, dunque, per un editore che nel 2017 è stato pure condannato per falso: i quotidiani Libero e Il Riformista, altro quotidiano edito da Angelucci, avevano ricevuto contributi pubblici indebitamente. Nel 2013, invece, i 3,4 milioni erogati ma ugualmente conteggiati non sono stati versati perché, verosimilmente, erano stati assegnati più soldi del dovuto negli anni precedenti.
Non si pensi, però, che Libero sia l’unico ad aver goduto di lauti finanziamenti pubblici nel corso degli ultimi 15 anni. Prendiamo L’Unità, oggi caduto in malora a causa di una pessima gestione editoriale. Eppure nel corso degli anni il quotidiano edito un tempo dai Ds ha ricevuto qualcosa come 60 milioni di euro, viaggiando mediamente sui 6 milioni di euro all’anno. Fino al 2014, quando lo Stato ha versato nelle casse del giornale quasi 2 milioni di euro, nonostante la società fosse già in liquidazione.
Se un quotidiano ha già chiuso i battenti, però, tra coloro che ancora godono di finanziamenti pubblici, ne troviamo una sfilza. Alcuni piccoli (e dunque in qualche modo legittimati a chiedere fondi), altri decisamente più grandi. Italia Oggi è arrivata a prendere dal 2013 al 2017 circa 62 milioni di euro. Poco meno per Il Manifesto, quotidiano comunista, che si ferma a 46 milioni di euro. A stravincere in questa speciale classifica dei quotidiani più pagati dallo Stato, però, è Avvenire, il giornale dei vescovi. Nel giro di 15 anni ha beneficiato di qualcosa come 79,6 milioni di euro. In media 5,3 milioni di euro all’anno. Ogni giorno 14mila euro.