di Vittorio Pezzuto
Si chiama Liberadestra, è stata costituita lo scorso 23 settembre e costituisce l’ultimo approdo personale di Gianfranco Fini. Una Fondazione arditamente fondata con un manipolo scelto di quattro fedelissimi: Mario Ciampi (direttore politico di FareFuturo), Pierluigi Scibetta (militante finiano di lunghissimo corso), Antonietta Masino (autrice di una tesi di laurea sull’ex presidente della Camera) e l’ex parlamentare di Alleanza Nazionale Giuseppe Consolo, che ci spiega come l’obiettivo sia «articolare e rappresentare il contributo di una destra repubblicana che voglia avvicinare all’interno di un nuovo patto di cittadinanza la nazione italiana alle istituzioni repubblicane e la patria alla Repubblica». Tradotto? «Significa che vogliamo studiare e attualizzare i filoni della tradizione culturale della destra italiana dal dopoguerra a oggi nonché delineare il profilo di un patriottismo repubblicano fondato sull’amicizia civile, sulla coesione sociale e nazionale e sul senso dello Stato». Ri-tradotto? «Insomma, vogliamo fare tutte quelle cose che non ci sono riuscite con FareFuturo». E perché mai dovreste riuscirvi ora? «Perché siamo decisamente di meno ma più determinati. E crediamo come non mai in un leader come Gianfranco Fini». Il quale, nella sua lunga parabola politica, si è schierato a favore della fecondazione eterologa e delle unioni di fatto. Sono temi di cui vi occuperete? «Diciamo che se ci sono stati degli errori dobbiamo emendarli… Siamo pochi ma buoni. Non è una coincidenza che usciamo sulla scena pubblica contestualmente all’esordio di Fini con il suo nuovo bellissimo libro». Che si intitola? «Aspetti che guardo… Sa, la prima copia è stata data due giorni fa al capo dello Stato e noi il testo non lo abbiamo ancora avuto. Ecco, si chiama “Il ventennio, Io, Berlusconi e la destra tradita”». Vi candidate quindi a essere un serbatoio d’idee per quanti – dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni a Prima Italia di Gianni Alemanno – questa destra cercano di ricostruirla. «Mah, quello che diventeremo solo Dio lo sa. Per andare avanti ci vogliono forza ed entusiasmo (li abbiamo), organizzazione (che mi auguro avremo) e fondi (che non abbiamo). Ci rivolgiamo ai giovani. Noi abbiamo fatto il nostro e quindi dobbiamo guardare alle prossime generazioni. Vogliamo lasciar loro un messaggio chiaro e inequivoco: quello della speranza». E Fini? «L’ho trovato trasformato, carico come non mai e rilassato. Proiettato anche lui verso il futuro, pronto a combattere nuove battaglie. Ma soprattutto non antiberlusconiano». Ah sì? «Guardi basterà leggere il libro per capirlo». Ma allora lei l’ha fatto. «No, ma lo stesso Fini ce ne ha letto a voce alta e in anteprima alcune pagine. È scritto molto bene. Scoprirete un Fini ‘rivelazione’ che narra la storia degli ultimi vent’anni». Tanto per non avere gli occhi rivolti al passato.