Con le trattative diplomatiche nuovamente in stallo, in Medio Oriente si continua a combattere ferocemente. In Libano, come già accaduto più volte negli ultimi mesi, le battaglie serrate sono state teatro dell’ennesimo ‘incidente’. Due razzi da 122 millimetri, quasi certamente lanciati dai miliziani di Hezbollah, hanno colpito la base Unifil di Shama, nel sud del Paese. Nell’attacco sono rimasti feriti, fortunatamente in modo lieve, quattro soldati italiani in servizio tra le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite. Un episodio increscioso denunciato con forza dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che a Sky TG24 ha dichiarato: “La situazione certamente non è facile, ma (i militari) sono nei bunker”.
In Libano la guerra e le atrocità non hanno fine: due razzi colpiscono la base Unifil,
Tajani ha inoltre precisato che i quattro soldati feriti “non sono in condizioni gravi, ma questo non significa che non si debba prestare la massima attenzione”. Lo stesso ministro ha ricordato che, nonostante gli aspri combattimenti in corso tra le forze armate israeliane di Benjamin Netanyahu e i miliziani filo-iraniani, gli uomini della missione Unifil devono essere tutelati poiché “hanno garantito la separazione tra Israele e Hezbollah. Si tratta di forze di pace e, per questo motivo, nessuno deve toccarle”. Tajani ha poi rivelato di aver contattato immediatamente il comandante del contingente, generale di brigata Stefano Messina, per sincerarsi delle condizioni dei quattro militari, e successivamente la sua controparte libanese, ribadendo che il contingente italiano di Unifil rimarrà nel sud del Libano per offrire “una finestra di opportunità alla pace”.
Ha inoltre chiesto che le forze di peacekeeping non diventino “ostaggio degli attacchi delle milizie”. Il ministro ha aggiunto che cercherà di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano – un compito finora reso impossibile – per chiedere di evitare l’utilizzo delle basi Unifil come scudo. Anche la premier Giorgia Meloni ha condannato con fermezza l’attacco di Hezbollah, dichiarandosi “profondamente indignata” e ribadendo che “tali attacchi sono inaccettabili. Rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare rapidamente i responsabili”.
Tra Iran e Israele torna a salire la tensione
Quel che è certo è che, con il passare dei mesi, la situazione sul campo di battaglia sembra aggravarsi sempre di più, anziché migliorare. Durante un raid dell’aviazione israeliana in Libano, almeno 47 persone sono state uccise e altre 22 ferite nella regione orientale di Baalbek. Bombe sono cadute anche sulla capitale Beirut e sulla città di Tiro, dove l’esercito israeliano avrebbe colpito diverse postazioni di Hezbollah. Le autorità locali, tuttavia, smentiscono, affermando che l’attacco ha interessato semplici civili. Se in Libano la tensione resta alta, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania la situazione non è migliore, con bombardamenti che proseguono incessantemente.
Hezbollah ha risposto con un fitto lancio di razzi contro Israele, che, fortunatamente, non ha causato vittime né feriti. Ad aggravare ulteriormente il quadro, si aggiunge la crescente tensione tra Israele e Iran. Come spiegato dal ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, Teheran “risponderà certamente agli attacchi israeliani contro siti militari iraniani” avvenuti lo scorso ottobre. Araghchi ha aggiunto che “le modalità e i tempi della rappresaglia verranno decisi in base alla situazione internazionale”. Nonostante le minacce, il ministro ha lasciato aperta una porta alla diplomazia, spiegando che, se Netanyahu “accetterà di porre fine alle operazioni militari nella Striscia di Gaza e in Libano”, Teheran potrebbe rinunciare alla rappresaglia annunciata.