“L’ex premier ora si ravvede: serve un Recovery strutturale”. Parla il capodelegazione M5S al Parlamento Ue, Tridico

“La cattiva gestione dei fondi del Pnrr da parte di paesi come l’Italia di Meloni è un assist per i falchi dell’austerity”

“L’ex premier ora si ravvede: serve un Recovery strutturale”. Parla il capodelegazione M5S al Parlamento Ue, Tridico

Mario Draghi ha presentato il suo Report sulla competitività. “L’unico modo per diventare più produttiva è che l’Europa cambi radicalmente”, scrive. Pasquale Tridico, capodelegazione M5S al Parlamento europeo, che ne pensa?
“È vero e il M5S lo dice da almeno 10 anni. Un’Europa il cui unico scopo è quello di fare il guardiano dei decimali del deficit non ha molto futuro davanti a sé, soprattutto se si confronta con dei giganti come Usa e Cina che investono miliardi nelle transizioni energetica e digitale. Il rischio cupio dissolvi è dietro l’angolo e per quanto ci riguarda questo scenario catastrofico si combatte con azioni concrete e riforme coraggiose, che però purtroppo non vedo all’orizzonte a causa principalmente di una classe dirigente miope e reazionaria”.

Draghi chiede 800 miliardi di euro di investimenti annui.
“L’istituzione di un bilancio centrale europeo di almeno il 5% del Pil dell’Ue è uno dei punti principali del programma per le elezioni europee del M5S, quindi l’appello di Draghi non è nuovo. La triste realtà racconta però un altro film: in questi giorni al Parlamento europeo stiamo facendo i conti con i vergognosi tagli alla sanità e al programma EU4HEALTH nato per tutelare la salute dei cittadini dopo la pandemia del Covid. Il rapporto Draghi può essere considerato utile se produce dei cambiamenti reali, altrimenti rischia di diventare un esercizio di stile utile alle élite liberiste per lavarsi la coscienza”.

Draghi chiede strumenti di debito comune, modello Recovery.
“Il Next Generation EU è il più grande successo del governo Conte in Europa perché ha mobilitato per la prima volta nella storia ingenti risorse, alcune delle quali anche a fondo perduto, attraverso l’emissione di debito comune. Per noi dovrebbe diventare uno strumento permanente e dovrebbe focalizzarsi su sostegno a cittadini e imprese impegnate nella doppia transizione green e digitale. Non siamo invece favorevoli agli Eurobond della difesa e alla militarizzazione della nostra economia. Temiamo che il pessimo assorbimento dei fondi del PNRR da parte del governo Meloni, così come denunciato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti europea, possa essere utilizzato come pretesto dai falchi dell’austerity per non ripetere più questa esperienza”.

La decarbonizzazione va accelerata, scrive Draghi, ma con un mix che include rinnovabili, idrogeno, bioenergia e nucleare.
“Sull’idrogeno siamo favorevoli se non è quello blu e cioè se si alimenta con fonti non rinnovabili come il gas. Sul nucleare dobbiamo essere realisti: non è la panacea di tutti i problemi energetici europei. Costruire nuovi impianti è insostenibile per le casse statali e non risolve il problema delle scorie nucleari. L’Italia deve puntare a diventare un hub delle energie rinnovabili, puntando su sole e vento. Non ripetiamo gli errori degli altri, come la Francia dove circa la metà dei suoi 56 reattori sono spenti perché le ristrutturazioni sono troppo onerose”.

Il rapporto Draghi raccomanda di “aumentare i finanziamenti europei” per la Ricerca e Sviluppo (R&S) nel campo della difesa.
“Come M5S siamo favorevoli all’uso di fondi europei per la ricerca e lo sviluppo nel campo della difesa se questo comporta delle economie di scala e quindi dei risparmi. Se questi progetti invece dovessero trasformarsi in inutili duplicati o in carrozzoni europei saremmo invece nettamente contrari. Su questo tema siamo molto cauti e non vorremmo che l’UE sfrutti questa occasione per investire in armi così come fatto nella scorsa legislatura quando, approvando il regolamento ASAP, ha tagliato i fondi per la politica di coesione per aumentare quelli per la militarizzazione”.

Causa crisi demografica, dal 2040 ci saranno 2 milioni di lavoratori in meno nell’Ue all’anno.
“Se il problema della crisi demografica non va sottovalutato per alcuni Paesi, per l’Italia è addirittura drammatico. La curva demografica in discesa è la conseguenza diretta dei tagli al welfare familiare, come quelli agli asili nidi pubblici, e frutto della precarietà diffusa tra i giovani che non permette di fare progetti di vita o di costruire una famiglia. Tutte le misure di sostegno al reddito, come il salario minimo, o la creazione di posti di lavoro di qualità possono contribuire a rallentare la decrescita della popolazione. Occorre inoltre fare una riflessione anche sulla settimana corta di quattro giorni, per il M5S è necessaria per riorganizzare l’offerta di lavoro e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Inoltre, nel rapporto Draghi manca la necessità di avviare una lotta seria contro elusione e evasione fiscale per giganti e multinazionali e armonizzazione fino ad arrivare alla tassa unica sul capitale per evitare competizione sleale tra stati membri per attrarre capitali. Infine i cambiamenti tecnologici e l’AI vanno affrontati introducendo un reddito minimo, un reddito di cittadinanza europeo finanziato dal bilancio UE, tarato su soglia di povertà relativa in ciascun Stato membro”.