Non c’è niente da fare, stare lontani dalla poltrona è praticamente impossibile. E pazienza se nelle precedenti vite istituzionali si sono provocati sconquassi di ogni tipo. A quanto pare Elsa Fornero, ex ministro del lavoro del Governo Monti, responsabile del disastro degli esodati e del blocco dell’indicizzazione delle pensioni appena bocciato dalla Corte costituzionale, vuole rientrare in scena. Nel suo mirino sembra sia finita la Compagnia San Paolo, una delle più ricche fondazioni bancarie italiane, primo azionista del gruppo Intesa con il 9,8%.
LE MOSSE
L’ex ministro, dicono i rumors, vorrebbe provare a sistemarsi sulla poltrona di presidente della Compagnia, quando tra un anno i suoi organi scadranno. Per questo sarebbe già partito il lavorìo diplomatico con Comune, Camera di commercio e Università, ovvero i centri che esprimono i rappresentanti negli organi della fondazione. Di sicuro la presa della Fornero a Torino è storicamente “forte”. Innanzitutto l’ex ministro è ordinario di economia nello stesso ateneo cittadino, dove ha a lungo insegnato anche il marito, l’economista Mario Deaglio, e dove tutt’ora insegna come associata alla facoltà di medicina la figlia, Silvia Deaglio. Ma la Fornero, dal 2008 al 2010 (prima quindi della sua avventura al ministero del lavoro), è stata vicepresidente della medesima Compagnia Sanpaolo. Per poi transitare anche nel consiglio di sorveglianza della banca partecipata. Insomma, adesso starebbe cercando di riattivare quella rete di contatti cittadini di alto livello per potersi giocare la partita da protagonista.
LE VARIABILI
Ci sono però delle variabili. E una porta il nome di un collega della Fornero proprio ai tempi del Governo Monti, ovvero l’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo. Inutile nascondersi che il potere di nomina più incisivo, all’interno della Compagnia, è in mano al sindaco di Torino Piero Fassino. Secondo gli addetti ai lavori l’ex segretario dei Ds potrebbe preferire nella corsa alla poltrona di numero della fondazione bancaria proprio Profumo, che già oggi siede sullo scranno di presidente dell’ex municipalizzata Iren ed è storicamente legato al Poltecnico del capoluogo piemontese.
L’ESITO
Alla fine, quindi, potrebbe essere una corsa a due, con protagonisti ex ministri di uno dei governi più contestati della storia della Repubblica. Ce la farà la Fornero? Difficile dirlo, ma è innegabile che dopo i disastri della sua parabola da ministro l’economista è entrata nel mirino della Lega, con un Matteo Salvini che da segretario del Carroccio non ha mai lesinato asprissime critiche nei confronti dell’operato dell’ex titolare del Lavoro. Fino quasi a farne un simbolo della “tecnocrazia” che ha messo in ginocchio il Paese. Di sicuro certe persone cadono sempre in piedi.
C’è l’impegno di Renzi: si restituirà il possibile
Il Governo si prepara a restituire una parte dei soldi tolti illecitamente con la manovra dell’allora ministro Fornero sulle pensioni. Dove si prenderanno i soldi è ancora un mistero, ma ieri il premier Matteo Renzi ha confermato che la Consulta non resterà inascoltata. Prima però c’è da capire a quanto ammonta il buco. La bocciatura del blocco delle pensioni ha aperto infatti una voragine che gli esperti misurano tra i 9 e i 16 miliardi. Una differenza non da poco. Anche a voler stare nella parte più bassa della forchetta la cifra necessaria è comunque proibitiva per le nostre finanze pubbliche. Dunque la preoccupazione che tutto resti come prima non è affatto sbagliata. Renzi però almeno una parte di questi soldi sembra davvero intenzionato a restituirli.
IL PIANO ALLO STUDIO
“Stiamo studiando – ha spiegato il premier – come fare a rispettare la sentenza e contemporaneamente l’esigenza di bilancio sapendo che questi soldi purtroppo non andranno ai pensionati che prendono 700 euro al mese”. Le somme frutto della mancata indicizzazione dei trattamenti andranno infatti a chi percepisce pensioni che non possono essere definite d’oro, ma anche a chi prende decine di migliaia di euro al mese. Di qui un moto diffuso di insofferenza per una decisione della Consulta che pur indiscutibile in punta di diritto riallarga una sperequazione indifendibile in materia pensionistica. Renzi ha risposto anche su questo. “Mai mi troverò a criticare la sentenza della Corte: sono molto rispettoso delle istituzioni”, ha detto il premier evidenziando che la Corte Costituzionale non ha detto che non si può fare il blocco delle pensioni, ma che in quel modo non andava bene. “C’è da ripensare quel modello di organizzazione delle pensioni, lo faremo nel corso dei prossimi giorni e nei prossimi mesi”, è stata l’assicurazione del Presidente del Consiglio che ha anche promesso: “Non tocchiamo i soldi dei pensionati. Il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani, non toglieremo niente a nessuno”. “Il governo Monti ha bloccato l’indicizzazione delle pensioni, questo blocco è stato giudicato incostituzionale: ormai ci troviamo sempre a risolvere i problemi provocati da altri”, ha ribadito.
SALVINI ALL’ATTACCO
Immediata è arrivata la replica del segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini. “Renzi dice che restituirà una parte dei soldi tolti ai pensionati. Una parte??? Vergogna, la Lega farà le barricate! Restituire tutto a tutti, con lettera di scuse, e cancellare la Fornero. Siamo pronti a bloccare i lavori in Parlamento”, ha scritto il leader della Lega su Facebook. Sul piede di guerra anche le organizzazioni sindacali che chiedono l’applicazione della sentenza e i correttivi alla legge Fornero per la pensione anticipata per tutti. “Speriamo solo – ha detto il segretario nazionale della Uil Pensionati Romano Bellissima – di ottenere il rispetto della legalità e che il governo ripristini il nostro diritto”. “Va messa mano alla riforma Fornero – ha ribadito la leader Cgil Susanna Camusso sollecitando nuovi criteri di flessibilità per i prepensionamenti di uomini e donne – per risolvere tante ingiustizie e sulle pensioni. La sentenza della Consulta – ha aggiunto la dirigente sindacale ieri a Bolzano – deve essere applicata”.