Julian Assange, il creatore di “Wikileaks” che è in prigione da tre anni e mezzo nel Regno Unito, è stato candidato al Premio Sakharov 2022 del Parlamento Ue su proposta del Movimento 5 Stelle. Sabrina Pignedoli, europarlamentare M5S, ci può spiegare perché ritenete il famoso whistleblower come il candidato ideale per questo riconoscimento?
“Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è il massimo riconoscimento europeo per chi difende i diritti dell’uomo. Nel passato l’hanno vinto Nelson Mandela, che aveva lottato contro l’apartheid, e Malala Yousafzai, la blogger pakistana che chiedeva il riconoscimento del diritto all’istruzione bandito dai talebani. Entrambi hanno poi vinto il Premio Nobel per la Pace. Svelando crimini di guerra e sistematiche violazioni dei diritti umani, Julian Assange ha informato l’opinione pubblica mondiale sui soprusi perpetrati dalle cosiddette democrazie. Voglio ricordare che è grazie ai files di Wikileaks che abbiamo scoperto l’inferno di Guantanamo dove i sospetti terroristi venivano imprigionati e torturati. Se oggi quelle pratiche non vengono più usate è merito anche di Assange”.
Il creatore di Wikileaks ha svelato crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e casi di tortura operati da Stati che si professano democratici. Eppure negli Stati Uniti, ritenuti la patria della libertà di stampa, Assange viene visto come un criminale tanto da rischiare fino a 175 anni di reclusione. Come si spiega tanto astio?
“Il primo emendamento della Costituzione americana recita che Il Congresso non potrà fare alcuna legge che limiti la libertà di parola o di stampa, eppure in questi anni c’è stata una sistematica opera di censura verso Assange e gli oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come ‘confidenziali’ o ‘segreti’, pubblicati da WikiLeaks. Io credo che ci sia una ampia zona grigia nella democrazia americana dove tutt’oggi ai potenti è ancora concesso molto. Questo contraddice la narrativa dominante e l’immagine stessa degli Usa. Se hanno davvero a cuore i diritti umani allora lascino libero Assange”.
Negli Stati Uniti Assange è perseguito in base alla Legge sullo spionaggio. Quello che pochi sanno è che è la prima volta che tale norma viene usata contro un editore. Ci può spiegare perché tale incriminazione rischia di diventare un pericoloso precedente per la libertà di stampa?
“È evidente il tentativo di colpirne uno per avvertirne mille. Se questa legge sullo spionaggio venisse applicata per la prima volta ad Assange, che è un giornalista australiano e non una pericolosa spia russa, rischieremmo di alimentare la cosiddetta spirale del silenzio dove i giornalisti si auto-censureranno per non scomodare i potenti. Le verità non verrebbero mai a galla e così persino i governi democratici avrebbe garantita una larga impunità. Che messaggio lanceremmo ai cittadini e alle dittature nel mondo?”.
Fortunatamente non tutti sembrano pensarla come il governo americano. Da anni, infatti, si susseguono iniziative di cittadini che chiedono la liberazione di Assange. Quello che sorprende è che tali manifestazioni, l’ultima delle quali risale al 15 ottobre scorso, trovano poco spazio sui media mainstream. Non crede sia assurdo che proprio la stampa stia pressoché ignorando l’argomento?
“Su questo mi permetto di dissentire. Bisogna distinguere fra i giornalisti e gli editori. Il Presidente della Fnsi Beppe Giulietti più volte ha manifestato per Assange e organizzato anche convegni per sensibilizzare l’opinione pubblica. Agli editori invece non piacciono le mobilitazioni pro-Assange, preferiscono le veline in difesa del potente di turno. Purtroppo questo incide sulla qualità della stampa nel nostro Paese che purtroppo tocca alti livelli di conformismo”.
Quanto è importante la battaglia legale nel Regno Unito contro l’estradizione di Assange e cosa dovrebbe fare l’Unione europea per salvare il creatore di Wikileaks dal subire un processo farsa negli Usa?
“Noi abbiamo lanciato un appello a tutti i gruppi politici affinché sostengano la candidatura di Julian Assange. Oggi deciderà la Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo. Come ha ricordato Stella Morris, il Premio Sakharov 2022 gli salverebbe la vita perché obbligherebbe la giustizia britannica e quella americana a confrontarsi con l’Ue sul campo del riconoscimento dei diritti civili e della democrazia. Anche se alla fine non dovesse vincere questo premio, chiediamo comunque al Parlamento europeo di rispettare la consuetudine di invitare tutti i finalisti nella cerimonia di assegnazione prevista per la plenaria di Dicembre. Aspettiamo Assange a Strasburgo da uomo libero”.