Dopo la resistenza, il Governo sta già pensando alla ritirata di fronte alle minacce degli euroburocrati. Portando a casa giusto il contentino dell’accordo con la Libia, avallato dall’Unione europea. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha già tolto i panni del garibaldino contro l’Ue, che ha fissato un paletto chiaro: l’Italia deve provvedere a fare una correzione dei conti pubblici dell0 0,2%. Altrimenti, volenti o nolenti, scatta la procedura d’infrazione. E, come ha ammesso il numero uno di via XX Settembre al Senato, la punizione di Bruxelles sarebbe una sanzione pesante. Con il colpo di grazia alla ripresina. Rispetto allo stile di Matteo Renzi, Padoan non ha ecceduto a sventolare il fantasma del Movimento 5 Stelle e Lega pronti a capitalizzare tutta la frustrazione dei cittadini verso i contabili di stanza a Bruxelles. Come era prevedibile, l’unica trattativa è sulla tempistica, perché fare tutto in fretta significherebbe assestare un colpo letale alla crescita. Senza dimenticare il risvolto politico: l’ipotesi delle elezioni a giugno richiede un intervento soft. Perché a pagare il prezzo di provvedimenti duri sarebbero proprio il Pd. Anche perché Matteo Salvini è già andato all’attacco: “Faremo le barricate se il governo porterà in parlamento, su richiesta dell’Europa, l’aumento anche solo di un euro delle tasse ai danni dei cittadini italiani. Le letterine che arrivano da Bruxelles per quanto mi riguarda sono carta straccia”
Nuova versione – Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, ha spiegato la posizione di Padoan senza giri di parole: scrivere la manovra, ma spalmando le misure su più mesi. “Accettare di intervenire sullo 0,2%del Pil, riportando il deficit dal 2,3 al 2,1%, non vuol dire fare la manovra dalla sera alla mattina. Padoan ha annunciato che alcune misure potrebbero essere realizzate prima del Def di aprile anche con un decreto, altre saranno spalmate nel corso dell’anno”, ha sottolineato in un’intervista Il Mattino. Tra gli eurofalchi, l’unico ad assumere le sembianze della colomba è il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici: “L’Europa è una cosa troppo seria per lasciarla solo a Francia e Germania. L’Italia è un’economia importante e sarebbe assurdo metterla in un angolo”, ha ripetuto nell’ultimo incontro pubblico.
Contentino sui migranti – Dopo aver usato il bastone sui conti, l’Europa ha allungato la carota all’Otalia su un altro tema molto caro al Governo. E in particolare all’ex premier Renzi. Il contentino a Roma è maturato con la benedizione dell’accordo, stipulato dall’Esecutivo di Paolo Gentiloni, con la Libia per la gestione del flusso dei migranti. “L’Unione europea accoglie con favore ed è pronta a sostenere lo sviluppo dell’accordo firmato tra Italia e Libia il 2 febbraio”, si legge nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine del vertice svolto a Malta. Quindi, hanno aggiunto, “accogliamo con favore la decisione della Commissione di mobilitare, come primo passo, di un ulteriore 200 milioni di euro per la parte del fondo riguardante il Nord Africa e di dare priorità ai progetti di migrazione legati alla Libia”.