“L’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare il criterio del debito nel 2018”. Ragione per la quale Bruxelles ha chiesto al Governo chiarimenti circa l’esistenza o meno di fattori “significativi” utili a “valutare complessivamente in termini qualitativi lo scarto in eccesso rispetto al parametro di riferimento”. La lettera, firmata dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal responsabile degli affari economici Pierre Moscovici, e indirizzata al ministro dell’Economia Giovanni Tria, che avrà tempo fino a venerdì per rispondere, è il primo passo formale della Commissione Ue verso l’apertura, per ora solo ipotetica, di una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia per violazione del patto di stabilità.
PRIMO PASSO. Sotto la lente dell’Europa c’è il mancato rispetto della regola del debito nel 2018, anno in cui, in rapporto al Pil, complice una crescita decisamente debole, è aumentato dal 131,4% dell’anno precedente al 132,2%. Una contestazione sollevata anche nei confronti di altri tre Paesi dell’Eurozona. A differenza dello scorso autunno, quando i rilievi si fondavano su dati previsionali, la lettera spedita ieri tiene conto dei dati a consuntivo, certificati da Eurostat in aprile. Non a caso, secondo le regole del patto di stabilità, “una violazione programmata del criterio del debito deve essere confermata” proprio “da dati a consuntivo per innescare l’apertura di una procedura per deficit eccessivo” legata al debito.
Il rapporto della Commissione (ex articolo 126,3) verrà adottato e presentato mercoledì prossimo, insieme al pacchetto di primavera, del quale Dombrovskis e Moscovici hanno fornito ieri solo “una breve introduzione” al collegio dei commissari. Il governo italiano ha 48 ore di tempo (che scadono venerdì) per rispondere alla lettera, per consentire ai servizi della Dg Ecfin di chiudere il rapporto. “Come parte della nostra valutazione della situazione fiscale degli Stati membri, è una procedura standard che la Commissione a volte invii lettere alle autorità di alcuni Stati, chiedendo loro di informarci su fattori rilevanti da prendere in considerazione”, spiegano dalla Commissione europea.
PALLA A ROMA. La parola passa ora al Governo. Tra i primi a commentare il vicepremier, Matteo Salvini, ha puntato il dito contro i vincoli di bilancio Ue: “Sono parametri vecchi, io metterei al centro del dibattito la disoccupazione, non il debito, il deficit – ha spiegato -. Quando arriverà la lettera dell’Ue parlerò con Conte, Di Maio, Tria”. Ma non è tutto. Il ministro dell’Interno ha ribadito la necessità di “rivedere alcuni vincoli che fanno male” perché “dobbiamo puntare sulla crescita e gli investimenti”. Insomma, parametri da ricontrattare. Oggi, il leghista Marco Zanni, ha confermato al Corriere l’indiscrezione anticipata nei giorni scorsi da La Notizia. Dopo l’uscita di Paolo Savona, il Carroccio reclama il ministero delle Politiche Ue, strategico per negoziare con Bruxelles. In pole Alberto Bagnai.